Per meglio coordinare la ribellione armata delle milizie di Moqtada Al Sadr (l’“esercito del Mahdi”), è stata creata alla fine dello scorso mese di aprile presso il quartiere generale dei pasdaran (le “guardie delle rivoluzione”) a nord di Tehran una “cellula di gestione” del conflitto nel sud dell’Irak. La decisione è stata presa nel corso di una riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale iraniano presieduta dal suo segretario generale, il mullah Hassan Ruhani. La cellula è formata dal generale Baqr Zulqadar, numero due dei pasdaran, dal generale Mohamad Slimi, comandante in capo dell’esercito, dal generale Mohamad Hijazi già capo dei servizi segreti e attuale responsabile delle “forze di mobilitazione”, da Ali Reza Afshar, capo dei basiji (volontari islamici istituiti al tempo di Khomeini) e alcuni ufficiali di Al Qods, un’unità specializzata dei pasdaran spesso utilizzata dalla Vavak, il servizio segreto iraniano. Il 2 maggio scorso una pattuglia polacca ha arrestato nei pressi di Al Diwanya un gruppo di finti pellegrini sciiti in arrivo dall’Iran, risultati poi elementi di Al Qods in missione per conto della Vavak.
L’86% dei 212 imputati processati per i maggiori atti di terrorismo compiuti in Occidente nel decennio 1993-2003 è costituito da immigrati di religione musulmana, il restante 14% principalmente da autoctoni convertiti all’islam; fa eccezione soltanto l’attentato di Oklahoma City del 1995. Lo asserisce Rohan Gunaratna, il noto esperto di terrorismo autore del testo di riferimento su Al Qaeda. I più noti convertiti coinvolti in cospirazioni terroristiche sono il britannico Richard Reid (fallito attentato sul volo Parigi-Miami), l’ispano-americano Josè Padilla (preparazione di un attentato con un’atomica sporca), il polacco Christian Ganczarski (autobomba contro la sinagoga di Djerba in Tunisia) e il francese Willie Brigitte (sventato attentato in Australia).