Pubblichiamo l’articolo che appare oggi sull’Osservatore Romano.
Morta Donna Summer, regina della disco music. L’estate è già finita
Pare che verso la fine si fosse avvicinata al cristianesimo e sembra che alcune sue dichiarazioni, considerate omofobe negli Stati Uniti, le avessero attirato una buona dose di ostracismo tanto da ostacolare gli ultimi anni della sua carriera. Ma non è per questo che Donna Summer, morta ieri all’età di 63 anni, verrà ricordata. E nemmeno per la sua produzione musicale, tutto sommato concentrata in poche canzoni ideate con grande senso del mercato. Canzoni confezionate con cura e con testi tutt’altro che edificanti — lei nata in una famiglia tanto religiosa d’avviarla al canto gospel — che l’hanno resa, forse suo malgrado, icona della disco music. Di un mondo che ha visto la luce a circa metà degli anni Settanta come reazione all’impegno politico e sociale della decade precedente. Un mondo legato all’apparenza, all’effimero, tutto fatto di bagliori accecanti, di lustrini, di promiscuità, la cui parola d’ordine era lo sfrenato divertimento a ogni costo e che in definitiva è stato tradito dalle mancate promesse della rivoluzione sessuale. Un mondo cioè che, solo pochi anni dopo l’affermazione di Donna Summer, sarebbe stato travolto dall’aids. Per aver contribuito ad avviare questo ingranaggio, considerato alla stregua di un “fenomeno di costume”, viene oggi ricordata la cantante, peraltro dotata di una voce per nulla banale. Quello da lei cantato era un continuo sabato sera. Ma, come tutti sanno, i fine settimana sono destinati a durare poco. (giuseppe fiorentino)