Pubblichiamo per gentile concessione dell’autrice Angela Azzaro un articolo apparso il 27 maggio sul sito Gli Altri, diretto da Piero Sansonetti.
Formigoni è già colpevole. I giornali forcaioli
Ieri i due principali giornali, Repubblica e Corriere, titolano sul caso Formigoni. L’ex collaboratore e ora accusatore Daccò è stato interrogato dagli inquirenti rincarando la dose nei confronti del presidente della Regione. Dopo averlo accusato di avergli pagato le vacanze ora sostiene di avergli regalato anche lo yacht. In cambio, secondo questa versione, il presidente di Regione gli avrebbe concesso dei favori negli appalti. Favori tutti da dimostrare. Ma per il Corriere e per Repubblica (non ho letto il Fatto) è già colpevole. E questa colpevolezza è dimostrata pubblicando ancora una volta gli atti coperti da segreto istruttorio. Fatto gravissimo, ma ancora più grave e ipocrita se si pensa che, nell’editoriale del quotidiano di via Solferino, Ernesto Galli della Loggia ricordava come fosse sbagliato.
Una volta che andate a leggere gli articoli non troverete servizi dettagliati dell’inchiesta, ma solo il riassunto dell’interrogatorio di Daccò. Non solo viene quindi violata la legge, passando le veline delle Procure, ma si abdica anche al proprio ruolo di giornalisti. I giornalisti un tempo lontano si chiamavano quarto potere, quarto rispetto agli altri poteri dello Stato, su cui dovevano vigilare e di cui dovevano essere il controcanto. Oggi questo ruolo, come dimostrano alcuni giornali, non viene più svolto. Non si verificano le fonti, non si cercano altre prove, non si cercano altre notizie che possano smentire o confermare quanto viene dai magistrati. I giornalisti sono diventati dei bravi compilatori di riassuntini, bravi passatori delle carte che vengono dalle Procure. Non serve chissà quale fiuto, quale maestria o professionalità: basta leggere gli atti e restituire all’affamato lettore i dettagli più succulenti.
È sempre più evidente che questo modo di procedere non aiuta ma danneggia proprio la libertà di stampa, la libertà del cittadino a essere informato davvero sui fatti. Quella che ci viene proposta è una verità parziale spacciata come unica e assoluta. Non solo, come ha scritto Piero Sansonetti su questo sito, il cittadino sottoposto a indagine viene condannato ancora prima dei tre gradi di giudizio (a volte quando ancora non è neanche imputato ma è solo indagato) ma l’opinione pubblica non è più in grado di farsi un’idea precisa di come sia andati veramente i fatti.
In gioco ci sono la buona giustizia e il buon giornalismo. In gioco ci siamo tutti noi. Perché dovremmo, nel nostro interesse, essere capaci di dire basta a questo modo di procedere. Porre noi un argine chiedendo un giornalismo migliore.