Dieci anni fa, all’età di 58 anni, si spegneva George Harrison, chitarrista solista e solitario dei Beatles. Paul McCartney dai palchi di Bologna e Milano lo ha salutato intonando Something, una delle indimenticabili canzoni che George aveva composto per il quartetto di Liverpool. Quando si spense nella villa di Ringo Starr a Beverli Hills, nel 2001, furono in tantissimi i fan che si raccolsero attorno alla mitica Abbey Road per portare l’ultimo saluto all’uomo entrato nella leggenda del rock dalla porta principale, il musicista che aveva archiviato l’esperienza Beatles alla voce “cose belle che accadono nella vita”. Ed era andato avanti: «I Beatles non potranno mai dividersi davvero perché, come abbiamo detto al momento della separazione, non c’è davvero nessuna differenza. La musica c’è, i film sono ancora lì. Qualsiasi cosa abbiamo fatto c’è ancora e ci sarà per sempre».
L’amicizia con Paul e Ringo rimase intatta negli anni, cosi come la sua voglia di fare musica: nel 1970 uscì il suo primo album da non Beatles, che in molti riconobbero come un capolavoro assoluto: All Things Must Pass. A suonarlo c’era un giovane e ancora sconosciuto Eric Clapton, che divenne suo amico fraterno (nonostante la relazione con la prima moglie di George, la modella Patty Boyd, che lo lasciò per Clapton). Mistico e alla continua ricerca di Dio, per tutta la vita alternò la sua passione per la musica a quella per la spiritualità, a tal punto da ordinare che le sue ceneri fossero disperse nel Gange, come da tradizione induista. Nel 1976 gli amici del gruppo comico Monty Pyton lo convinsero a finanziare il film Brian di Nazareth, dopo il rifiuto della Warner di produrlo. Il film, com’è noto, ebbe un successo strepitoso e spinse George a fondare una casa di produzione con l’amico Dennis O’ Brien, la Hand Made Films.
Una vita ricchissima e sorprendente, meno conosciuta rispetto a quella delle icone John Lennon e Paul McCartney ma talmente interessante e bella da spingere il grande regista Martin Scorsese a dirigere un documentario di tre ore dal titolo Living The Material World, come il suo secondo disco del 1973. Co-prodotto dalla seconda moglie Olivia Harrison, inseparabile compagna sino alla fine, il film ricostruisce gli attimi più significativi della vita di George, attraverso le voci e i ricordi di Paul McCartney, Ringo Starr, Eric Clapton e il visionario regista Terry Gilliam, che si alternano a interviste rilasciate a radio e tv, sessioni in studio di registrazione, fotografie e numerosi video privati. La pellicola è stato presentata in Italia al Torino Film Festival e attualmente, come succede spesso le opere di valore, è senza distributore italiano. La speranza è che nel giorno del decimo anniversario della scomparsa di un grande artista qualcuno si faccia avanti per permettere anche a noi di conoscere meglio il malinconico autore di questi versi: Vedo l’amore lì che riposa/Mentre la mia chitarra piange dolcemente.