Questa è la “prova regina”? Ecco la foto che potrebbe costare a Del Turco 12 anni di carcere

Di Chiara Rizzo
13 Giugno 2013
Vi pare normale che l'ex governatore dell'Abruzzo debba andare in carcere per questa immagine? La mazzetta da 5,8 milioni di euro non è mai stata trovata

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Le fotografie che vedete in pagina sono le “prova regina” che potrebbe costare a Ottaviano Del Turco dodici anni di carcere. Con una lunga requisitoria, durata ben due udienze e conclusasi ieri, il pubblico ministero Giampiero Di Florio e il collega Giuseppe Belelli hanno chiesto una durissima condanna per l’ex governatore abruzzese: dodici anni di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici.
Le immagini parlano da sole. Tanto che abbiamo dovuto cerchiare in rosso la macchia che, secondo l’accusa, rappresenterebbe Del Turco. Va ricordato che quando l’ex governatore fu arrestato si parlò di «prove schiaccianti» a suo carico. Del Turco non nega di non aver mai incontrato Angelini. Quello che nega è di aver ricevuto tangenti. Invece, secondo l’accusa, basta questa foto per “dimostrare” il passaggio di denaro. Ma il denaro, invece, dov’è?

DOV’E’ LA PROVA DEL REATO? Il pm Di Florio ancora non ha trovato traccia nei conti di Del Turco delle tangenti che questi avrebbe intascato dall’imprenditore della sanità privata Vincenzo Angelini. E questo sebbene Del Turco sia dovuto passare per un arrest, il carcere, i domiciliari, due anni di indagini patrimoniali su tutti i suoi conti bancari e le sue spese, rogatorie all’estero, un processo che, solo in primo grado, dura da cinque anni. Si tratterebbe di 5,8 milioni di euro che allo stato attuale risultano scomparsi nel nulla. Che fine ha fatto la prova del reato, quindi?

TRE PERIZIE. Partiamo dalla “prova delle prove” del processo, su cui sono state fatte ben tre perizie: le foto scattate da Vincenzo Angelini, durante una delle presunte dazioni di tangenti, che ritrarrebbero il governatore Del Turco mentre ricevere le tangenti, secondo la procura nel novembre 2007. Secondo il pm Di Florio queste immagini mostrerebbero inequivocabilmente Del Turco.

IL PARTITO DEI SOLDI? Il pm Di Florio ieri ha aggirato il problema della prova del reato che non si trova, e ha rimandato come prova ai prelievi di Vincenzo Angelini. Ha sorvolato però nello spiegare che uso possano aver avuto davvero quei prelievi, secondo altri testimoni: Angelini è sotto processo a Chieti e a L’Aquila per la bancarotta fraudolenta causata alle società del suo gruppo con le continue distrazioni, e anche nell’aula del processo i custodi fallimentari nominati dai tribunali per le società di Angelini hanno ricostruito con prove documentali che Angelini abitualmente usasse queste somme prelevate per acquisti a scopi personali, in gioiellerie e negozi vari.
Su questa lunga traccia di soldi, che raccontano la vita dell’imprenditore (spesso al di sopra delle sue possibilità, condita dall’inganno alle casse societarie e alle banche che gli davano mutui) l’accusa ha ritenuto di non soffermarsi. Il pm Belelli, invece, ha concluso che «lo scopo della giunta Del Turco era far finta di proteggere Angelini per potergli chiedere i soldi. Era al lavoro il partito dei soldi».

I TAGLI ALLA SPESA SANITARIA. Sugli effetti del presunto «partito dei soldi» della giunta Del Turco, a dire il vero, ci sono stati pareri opposti: un esempio è la relazione dell’Agenzia regionale sanitaria del 2010, stesa quando al governo della regione vi era già il successore di Del Turco, Gianni Chiodi (Pdl). A voler cinicamente pensare, si dovrebbe supporre che una relazione regionale voglia soprattutto rendere merito alle politiche adottate dalla giunta al governo, non dei predecessori. In questo caso invece viene descritto per l’ambito sanitario l’effetto delle politiche volute da Del Turco: «I cambiamenti sono stati tanti, e di tale portata, da descrivere un quadro del tutto eccezionale per un paese occidentale. Tutti questi cambiamenti si leggono nei dati, la cui interpretazione è nella maggior parte dei casi talmente chiara da non richiedere indicatori molto dettagliati».
Mentre la popolazione abruzzese in quegli anni è cresciuta, e in particolare è invecchiata, il report spiega che «relativamente all’assistenza sanitaria il dato di maggior rilievo è il drastico calo di ricoveri, di ogni tipologia e per ogni causa, sia nel pubblico che nel privato: il tasso standardizzato di ricovero è diminuito di un terzo negli ultimi cinque anni, senza che sia cresciuto sostanzialmente il numero di ricoveri fuori regione». Prosegue il report: «Riguardo alle possibili cause, non possono non essere considerate le numerose misure legislative, volte al contenimento della spesa sanitaria che sono state introdotte a partire dall’anno 2006», cioè dalla giunta Del Turco: «Il calo dei ricoveri è iniziato in quell’anno, per lo meno nel settore pubblico (nel 2007 per il settore privato), dopo anni di continua crescita».
Ma nemmeno su questo i pm hanno ritenuto di fare cenno nella requisitoria, perché il pm Di Florio sostiene che «se contestualizziamo le attività legislative e sanitarie, o il riordino dei piani sanitari o ospedalieri in Abruzzo e l’attività del potere politico, ci sono straordinarie coincidenze che confermano la validità delle accuse di Angelini». Quali siano però non è stato illustrato.

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3 commenti

  1. franmi

    Questa magistratura è degna di un paese come l’Iran o la Cina. Non ci meritiamo questi magistrati rovinagente.

  2. blues188

    Ma allora non è vero che i maggistradi (errore voluto) non lavorano che pochi minuti al giorno. Puah, le solite malelingue che dicono che al Sud si lavora poco. Invece ecco la prova: basandosi sull’inconsistente sono riusciti a parlare per ore e ore per convincerci che il reato esiste e che tutti lo possono vedere. Dimenticando che la verità è sempre molto più semplice di tanti discorsi.

  3. viccrep

    sempre peggio, è necessario arginare questa magistratura

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