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Il decreto scuola «ignora volutamente le paritarie» e rischia di cadere «nell’ennesimo statalismo»

Fabrizio Foschi (Diesse) e Marco Masi (Cdo Opere educative - Foe) criticano il decreto presentato dal governo Letta: «Per la formazione professionale non si fa abbastanza»

Matteo Rigamonti
10/10/2013 - 3:10
Politica
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Si può fare di più per le scuole paritarie, per il reclutamento dei docenti, per i dirigenti scolastici e per l’istruzione tecnica e professionale. Non è certo lusinghiero il giudizio degli addetti ai lavori sul decreto scuola, presentato dal governo Letta e dal ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, che in questi giorni sarà convertito in legge.

«PARITARIE VOLUTAMENTE IGNORATE». Se è un passo avanti, come si può leggere nel comunicato stampa della Compagnia delle Opere, che il decreto Scuola «stanzi fondi anziché tagliarli», a tempi.it il presidente di Cdo Opere educative-Foe Marco Masi afferma che «i diversi aspetti e misure promozionali per la scuola contenuti nel decreto ignorano volutamente la scuola paritaria», in spregio al «principio di assoluta parità di trattamento tra scuola statale e scuola paritaria che in Italia vige ormai da cinquant’anni».
Secondo Masi, costituisce un «passo indietro» riservare «incentivi come quelli sull’acquisto dei libri di testo ai soli studenti della scuola statale». E ancora peggio è «escludere da ogni forma di aiuto gli oltre 11 mila alunni disabili che frequentano le scuole paritarie».

POCO SOSTEGNO ALLA FORMAZIONE PROFESSIONALE. Un altro punto critico del decreto è indicato a tempi.it da Fabrizio Foschi, presidente di Diesse – Didattica e innovazione scolastica: «Troppo poco è stato fatto per la formazione tecnica e professionale». Il governo infatti «non ha voluto sostenere» i cosiddetti «poli tecnico-professionali, già istituiti in molte regioni» e che potrebbero rappresentare una svolta per «mettere in contatto il mondo della scuola e quello del lavoro».
È facile, prosegue Foschi, proclamare a parole che «non è possibile che i nostri giovani arrivino a 25 anni senza aver mai lavorato», senza poi fare niente per cambiare le cose.

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«EVITARE L’ENNESIMO STATALISMO». Se poi da una parte c’è soddisfazione per il reclutamento di 26 mila docenti di sostegno, Foschi fa presente che il «modello di scuola che deve risolvere i problemi sociali», valorizzato persino dal premier Enrico Letta, «non è certo l’unico»: «Anche i docenti di ruolo devono essere valorizzati attraverso la formazione e l’orientamento».
E per fare questo «il Ministero non deve ancora una volta occuparsene in prima persona, ma delegare questo compito alle reti e alle associazioni», altrimenti «si rischia l’ennesimo cortocircuito statalista». Come ricorda il comunicato della Cdo, a questo punto bisogna sperare che «le forze politiche, impegnate in questi giorni nella conversione in legge del decreto, con coraggio ed equilibrio riescano a restituire a tutta la scuola italiana quella centralità strategica che la Costituzione le assegna per lo sviluppo del Paese».

@rigaz1

Tags: cdoCdo opere educativedecreto scuoladiesseenrico lettafabrizio foschiformazione professionalegoverno Lettamarco masimaria chiara carrozzaScuolaScuole Paritarie
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