David Bowie ha diffuso in rete il video blasfemo della sua ultima canzone, The Next Day. La strategia è quella collaudata dello scandalo, che fa gran uso di immagini religiose per destare attenzione e creare discussioni. Insomma, la solita solfa: basta che se ne parli, così io intanto vendo dischi.
Nel video si attacca esplicitamente la Chiesa cattolica, sia nel testo («lavorano per Satana mentre vestono come santi, e sanno che Dio esiste perché così gli ha detto il diavolo»), sia nelle immagini, dove attori travestiti da preti picchiano mendicanti e si intrattengono con prostitute. Il tutto bagnato con sangue e immagini splatter e di nudo.
Il video è stato prima censurato da Youtube e poi reso disponibile, a patto di dichiarare la propria maggiore età prima della visione. Ecco così che anche l’indignazione per la presunta censura può scattare, dando il là perché la notizia circoli in rete.
Va detto che, ormai, l’uso blasfemo di immagini religiose è così all’ordine del giorno che quella di oggi può – al massimo – fare scattare uno sbadiglio e un po’ di compatimento per questi artisti dal cuore di leone (ce l’avessero, almeno, lo stesso ardimento con i mozzorecchi di Al Qaeda).
Forza David, mettici un po’ più di quella creatività che ti ha reso celebre, in anni ormai lontani, a livello internazionale. Mica sei Luca Romagnoli al Concertone del Primo Maggio.