Miserere, storie di cristiani perseguitati. Daniel, che voleva solo mettere la maglietta della Svizzera

Di Franco Molon
30 Agosto 2013
A volte basta il simbolo della croce su una divisa della Nazionale di calcio per creare problemi. Anzi, di più: a dare adito a delle "provocazioni"

Pubblichiamo la settima puntata di “Miserere”, la serie realizzata da Franco Molon e dedicata ai cristiani perseguitati. Dopo i racconti di Megapura, di Homs, di Asomatos, Regno UnitoSeekaew e Trabzon, oggi vi raccontiamo una vicenda di Roggwil, Svizzera.

Il ragazzino inizia a palleggiare con la sfera di gommapiuma, prima con i piedi: destro, destro, sinistro; poi con il ginocchio, quindi con la testa: spalla, testa, ginocchio. Stop. Guarda se stesso nello specchio della cameretta e vede il centravanti della nazionale. “Frei prende palla sulla trequarti, avanza, chiede il triangolo con Barnetta” e la cassapanca restituisce un pallone con il contagiri. “Avanza ancora, scarta l’uomo” ora è la sedia della scrivania a subire un tunnel umiliante “è solo davanti al portiere, tira, gooooal!”. Lo specchio, trafitto dal diagonale, vibra appena e il ragazzo si butta sul letto per ricevere l’abbraccio dei compagni. A dodici anni il Maracanà può trovarsi anche dentro una stanza nei dintorni di Berna.

“Daniel” urla la madre “sbrigati o farai tardi a scuola.”

Il ragazzo si rialza dal letto di gloria, infila la maglia ufficiale della nazionale svizzera, afferra lo zainetto e corre giù per le scale dove lo aspetta una tazza di muesli e yogurt.

“Dove credi di andare vestito così?” lo apostrofa la donna.

“A scuola, perché?”

“Perché a scuola non ci puoi andare con la maglietta da calcio. Il professor Lindegger è stato chiaro. Ti punirà. Avanti, vai a cambiarti.”

“Ma mamma! È la maglietta della Svizzera. Ieri Rolf aveva quella del Brasile e nessuno gli ha detto niente”.

“Quella del Brasile è un conto, quella della Svizzera è un altro. Togli la maglietta e vestiti come si deve.”

“No, io non la tolgo. È quella ufficiale, quella di Alexander Frei, con il numero 9. Non la tolgo per niente al mondo.”

Non è il momento quello di discutere, non a quell’ora, non con tutti che corrono sul filo dei minuti, con le uova che ancora non sono pronte e il trucco che ancora è da iniziare. La donna ricorre all’aiuto del marito.

“Juerg, cerca di far ragionare tu quel delinquente di tuo figlio. A me non dà retta.”

“Qual è il problema?” chiede il marito chiudendo la ventiquattrore.

“La mamma non vuole che vada a scuola con la maglietta da calcio.”

“La questione non è la maglietta da calcio” sbuffa la madre “il punto è che il presidente del consiglio scolastico, quel Fredy Lindegger dell’Akzänt, ha stabilito la regola che non si può andare a scuola con abbigliamento provocante. E se non la rispetti ti punirà.”

“E cosa ci sarebbe di provocante nella maglietta della nazionale?” domanda incuriosito il signor Graf.

“La croce Juerg, non ti ci mettere pure tu. Dicono che la croce che c’è sullo scudetto offende i sentimenti di quelli che non credono o che appartengono ad altre religioni. E quindi è una provocazione. Dicono così.”

“Ma è la nostra bandiera! Adesso la nostra bandiera è diventata una provocazione? Ma è una follia, dove andiamo a finire?”

“Non è la bandiera il problema. Il problema è la croce, lo vuoi capire?” sbotta la madre “Comunque adesso non ho tempo di discutere, devo ancora truccarmi e sono in ritardo. Se proprio hai voglia di farne una questione di principio, accompagna tu tuo figlio a scuola e parla tu con i professori. Quello che dovevo fare l’ho fatto. Arrangiatevi.”

Padre e figlio si guardano in silenzio per qualche istante nell’assenza della madre poi Juerg prende la sua decisione: “Tu ti tieni la tua maglietta e a scuola ti ci porto io. Voglio vedere se hanno il coraggio di dirmi qualcosa. Io su quella bandiera ci ho giurato. Ho giurato fedeltà. Col cavolo che me la tolgono. Una provocazione? Stronzate! Andiamo Daniel.”

 

Il 16 ottobre 2006 Daniel K, nome di fantasia, di Roggwil viene punito dal dirigente Fredy Lindegger per essere andato a scuola con la maglietta della nazionale svizzera, abbigliamento considerato provocante secondo il regolamento scolastico.
Nel 2011 Ivica Petrovic propone di cambiare la bandiera della confederazione con quella in vigore tra il 1799 1803 per non urtare la sensibilità dei non cristiani.

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1799 Napoleone impose militarmente la propria influenza sulla Svizzera trasformandola in una repubblica di stile rivoluzionario francese. Nell’occasione fu abrogata la bandiera rossocrociata perché considerata un simbolo religioso e, in suo luogo, utilizzata quella a tre bande orizzontali di colore verde, rosso e giallo. Questo vessillo è stranamente simile alla bandiera dell’Etiopia dove i tre colori, secondo la tradizione copta, simboleggiano le tre virtù teologali.

Le origini della bandiera rossocrociata risalgono alla battaglia di Laupen (1339) quando i soldati della confederazione si apposero una croce bianca sulle armature per riconoscersi l’un l’altro.

@MolonFranco

 

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9 commenti

  1. seleuro

    Se Leuro
    ovviamente per te esiste un solo fredy lindegger in tutto il mondo. Comunque, con un po’ più di calma (10 min) ho trovato la fonte originale, http://www.bielertagblatt.ch/schule-verbietet-schweizer-kreuz, non parla della croce cristiana, ma della divisa della nazionale svizzera in un paesino di 3000 anime con un presidente della commissione scolastica un po’ sopra le righe. Da qui a farne un caso di persecuzione dei cristiani ci vuole solo tanta malizia.
    Rispondi · Mi piace · Ieri alle 9.45

  2. Mappo

    Da svizzero orgoglioso della mia bandiera dico al signor Lindegger e alla signora Petrovic: Andate a prenderlo in ……scusate la finezza

  3. Franz

    @Se Leuro

    l’articolo esiste e si intitola “Schule verbietet Schweizer Kreuz”. L’autore è Stefan Aerni e l’articolo è stato pubblicato sulla Berner Zeitung il 19 ottobre 2006

    qui sotto c’è il link dell’archivio online del giornale
    http ://www.bernerzeitung.ch/services/archiv/Archiv-der-bernerzeitung/story/30041690

    (ho messo lo spazio dopo http, almeno pubblicano subito il commento)
    se si cerca come titolo “Schule verbietet Schweizer Kreuz” e autore Stefan Aerni a partire dal 2006, lo si trova.

    Leggi di Più: Svizzera. Croce nella bandiera è offensiva | Tempi.it
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  4. Franz

    @Se Leuro

    e questo è il testo:
    en Schulbeginn nach den Herbstferien hatte sich Daniel K. (Name
    geändert) anders vorgestellt. Nichts Böses ahnend, trug der
    12-jährige Sekler letzten Montag sein rotes Leibchen mit weissem
    Kreuz. Schliesslich geniesst die rotweisse Kluft spätestens seit der
    Fussball-WM im Sommer Kultcharakter.
    «Ein komischer Entscheid»
    Doch dafür hatte sein Lehrer keinen Sinn: In einer ruhigen Minute
    nahm er Daniel beiseite und bat ihn, in der Schule künftig kein
    Schweizer Leibchen mehr zu tragen. Denn das könne die Mitschüler,
    vor allem die ausländischen, zu aggressiven Reaktionen
    herausfordern. Für Daniels Mutter, die ebenfalls nicht mit Namen in
    der Zeitung stehen möchte, «ein komischer und einseitiger
    Entscheid».
    Keine Hemmungen, das Roggwiler Tenü-Tabu öffentlich zu machen, hat
    dagegen Jürg Graf. Der 43-jährige Familienvater ergriff diese Woche
    an der Gemeindeversammlung unter «Verschiedenem» das Wort: Er finde
    es «schlicht schockierend», dass die Schule eine solche Bestimmung
    erlassen habe. «Als Soldat habe ich einst den Eid auf die Schweizer
    Fahne geleistet – und jetzt das! Schämen sich unsere Lehrer
    eigentlich für unser Land?»
    Schulleitung wiegelt ab
    Sauer stösst Graf, der sich als «gesunden Patrioten» bezeichnet,
    besonders auf, «dass nur unser Schweizer T-Shirt von dieser
    Kleidervorschrift betroffen ist, andere Natileibchen aber offenbar
    weiter erlaubt sind».
    Gemeinderat und Schulkommissionspräsident Fredy Lindegger
    (Alternative Wählergruppe Akzänt) widerspricht dem und wiegelt ab:
    «Ein generelles Verbot für Schweizer Kreuze haben wir nicht
    erlassen. Aber wir tolerieren keine provozierende Kleidung, und das
    gilt für alle.» Lindegger beruft sich dabei auf die geltende
    Schulordnung. Als «provozierende Kleidung», so der Schulpräsident,
    würden allerdings auch Uniformen, Kampfanzüge oder, bei Mädchen, ein
    allzu freizügiges Outfit angesehen.
    Die Vorsicht der Roggwiler Behörden kommt nicht von ungefähr: Die
    knapp 4000 Einwohner zählende Oberaargauer Gemeinde gilt als Hort
    rechtsradikaler Jugendlicher. So hatten die Roggwiler Stellbuben in
    den letzten Jahren die 1.-Mai-Tanne mehrmals nur mit Schweizer Namen
    versehen. Zwei Schweizerinnen, die sich mit ihren ausländischen
    Altersgenossinnen solidarisierten und so ein Zeichen gegen Rassismus
    setzen wollten, wurden danach für den Prix Courage nominiert.
    Auch die Brüder Dominic und Pascal Lüthard, die die Partei national
    orientierter Schweizer (Pnos) mit aufbauten, haben ihre Wurzeln in
    Roggwil. Dominic Lüthard kandidiert sogar an den Gemeinderatswahlen
    vom kommenden 29.Oktober.
    Doch Jürg Graf, der auch für die SVP in der Finanzkommission sitzt,
    glaubt, dass der Roggwiler «Kreuz-Erlass» für die Gemeinde zum
    Eigentor werden könnte. «Mich würde es nicht wundern, wenn es Leute
    gibt, die jetzt erst recht rechts wählen.»

  5. Franz

    @Se Leuro

    l’articolo esiste e si intitola “Schule verbietet Schweizer Kreuz”. L’autore è Stefan Aerni e l’articolo è stato pubblicato sulla Berner Zeitung il 19 ottobre 2006

    qui sotto c’è il link dell’archivio online del giornale
    http://www.bernerzeitung.ch/services/archiv/Archiv-der-bernerzeitung/story/30041690

    se si cerca come titolo “Schule verbietet Schweizer Kreuz” e autore Stefan Aerni a partire dal 2006, lo si trova.

  6. Tribute to TM

    “Così andavano le cose nell’anno di grazia 2013……”

    E la nonna chiuse il libro davanti al nipotino stupefatto. Poi, sbadigliando, andò a dormire scuotendo la testa e si fece il segno della croce.

    Anno 2065

  7. cosimo

    se ho capito bene, il Parlamento svizzero non riesce, non vuole o ha paura dei referendum popolari se provasse a cambiare la bandiera nazionale svizzera e idem la Federazione calcio svizzera che dovrebbe essere come in Italia un organismo pubblico, mentre un impiegatuccio dello Stato …. si arroga il diritto di definire quella bandiera o quella divisa “provocante” e si comporta di conseguenza ai danni di altri cittadini. Credevo che solo in Italia si era pecoroni e senza p…lle per mettere a posto questo tipo di gente che crede di fare il suo porco comodo ideologico con i soldi dei contribuenti. Vedo che invece è un vizio che contagia perfino la “civile ” Svizzera.
    E’ proprio vero, cambiano gli stili nazionali nel dimostrarlo ma il fatto di essere tutti figli di Adamo ed Eva è sempre più acclarato!!

  8. Franz

    tra l’altro l’alternativa sarebbe proprio una bandiera di m.

I commenti sono chiusi.