Le sanzioni imposte alla Russia da Europa e Stati Uniti per costringere Vladimir Putin a ritirarsi dalla crisi ucraina non sembrano aver sortito l’effetto desiderato. La guerra civile strisciante nel paese continua a montare e Mosca non appare intenzionata a smettere di “provocare” l’Occidente. Putin è stato di nuovo accusato ufficialmente dal governo di Kiev di avere sconfinato con il suo esercito e di prepararsi al sostegno militare dei separatisti filorussi nell’est del paese (a destra, una delle foto satellitari della Nato che dimostrerebbero «l’invasione» denunciata dall’esecutivo di Poroshenko). È improbabile dunque che Angela Merkel e Barack Obama ottengano il loro scopo minacciando «nuove sanzioni» e promettendo che «Mosca pagherà un caro prezzo». È già certissimo, invece, che l’embargo russo sui prodotti europei deciso da Putin in risposta alle misure occidentali sta causando danni economici enormi all’Europa e all’Italia.
2 MILIARDI DI BUCO. Qualcosa del genere lo avevano previsto già mesi fa molti osservatori e addetti ai lavori (vedi per esempio questa analisi di Rodolfo Casadei le interviste a tempi.it di Giulio Del Magro del Sace e del presidente di Federlegno Roberto Snaidero). Conferma oggi Repubblica con un articolo di Jenner Meletti che dà voce agli imprenditori italiani della frutta e della verdura, ovvero la merce colpita, al pari di carne, pesce e latticini, dall’embargo di un anno deciso da Putin a inizio agosto. Scrive Meletti: «Il servizio studi del Consiglio regionale del Veneto ha fatto una stima del danno da embargo russo: 591 milioni di dollari. In Italia il mancato introito sarebbe pari di 2 miliardi di euro. Nell’intera Unione europea si perderebbe una produzione pari a 6,7 miliardi di dollari, con una perdita di 130.000 posti di lavoro».
MERCATO PERSO. «La Commissione europea, continua Repubblica, «ha annunciato uno stanziamento di 121 milioni di euro a favore dei produttori – soprattutto quelli di frutta e verdura – colpiti dall’embargo», una cifra che non sembra granché a fronte dei 6,7 miliardi di incassi evaporati. «Con quei soldi — dice a Meletti l’esportatore Gabriele Bissolo — tutti noi produttori e commercianti europei potremmo trovarci una mattina a prenderci un caffè. I danni sono ben più pesanti. Prendiamo solo la mia provincia, Verona. Qui da anni si è stata rimessa in produzione la mela Granny Smith, quella verde e acidula, che piace tanto ai russi. Solo per questa mela, e solo nel veronese, cinque milioni di danni. Ma questo è solamente il primo blocco. Io ogni anno compro 300 camion di uva da tavola in Puglia, in inverno carico 300 camion di clementine calabresi, e poi produco i kiwi, il radicchio, le insalate, la rucola… Tutto con destinazione Russia, e Mosca, a 2500 chilometri, è solo una delle tappe. (…) Ci ho messo vent’anni, per arrivare a questi mercati. Con il blocco io ci rimetto ma i produttori sono davvero rovinati». E il danno rischia di lasciare il segno a lungo perché «i mercati che si chiudono per noi sono terra di conquista per altri. In Egitto, Tunisia e Marocco tutti sono pronti a piantare patate per la Grande Madre Russia».
RACCOLTI PERSI E LICENZIAMENTI. «Ci sono migliaia di tir che stanno girando nei Paesi dell’Est alla ricerca di un varco per entrare in Russia», lamentano gli imprenditori a Repubblica: «”Almeno per pere e mele – dice Giorgio Piazza, presidente della Coldiretti veneta – chiediamo aiuto economico per lo stoccaggio, in attesa di tempi migliori”. Nulla da fare, invece, per le insalate che deperiscono in pochi giorni. Barbara Gambaro, di Noale, ha 9 ettari di serre per la coltivazione di insalata e rucola da vendere confezionate. La Russia era il suo mercato. “Solo nelle prime due settimane ho gà perso 60.000 euro. Dovrò lasciare a casa 20 persone”».