Message in a bottle? No, o almeno non in questo caso. Stavolta il messaggio è la bottiglia. Che è di plastica e che viene recuperata per diventare un carrello per fare la spesa al supermercato. Ce ne vogliono 250 di queste bottiglie per realizzare un carrello. 250 bottiglie che così non vanno ad ingrossare la monnezza di plastica durissima a morire. Si chiama Eko Logic Shop to Shop questa forma di attenzione all’ambiente. La propone La Sphera, società piemontese che ha sede a Racconigi, Cuneo. Si tratta di una delle più originali start up imprenditoriali comparse sul mercato negli ultimi anni e che chiuderà il 2006 con un fatturato di 3 milioni di euro, realizzato per il 70 per cento all’estero, nei principali paesi europei, ma pure in Medio Oriente e Brasile. L’azienda è controllata dalla Compagnia di finanza etica, creatura che è tutta nello spirito di intrapresa di Michelangelo Bergia, 49 anni, un’educazione davvero popolare ancorata ad una terra – quel Piemonte poco cartolina ma segno di un contado dignitoso e virtuoso – che sa come rendere i talenti. Il Bergia è un imprenditore sui generis, svelto di pensiero, che ama infilare frasi ad effetto. Per dirne una, sulle ragioni che lo hanno spinto a mettere in piedi la sua impresa: «Ha presente il negozio? Ecco, lì dentro succede una cosa che pochi avvertono: inizia quella che io chiamo la catena del rifiuto. Domanda successiva: e il rifiuto è un problema? Penso proprio di sì. Specie quei rifiuti che hanno a che fare con la plastica. Si potrebbe far finta di niente. Come si può ragionare per vedere se da un rifiuto, dal Pet, può nascere qualcosa di buono e di utile». Eko Logic Shop to Shop è un esempio che funziona, che appartiene a quell’orizzonte della “doppia vita delle cose” che fino all’altroieri era guardato magari anche con simpatia e che oggi invece non viene più liquidato come luogo dell’eccentrico.
L’incontro con Michelangelo Bergia incomincia a tavola. Siamo a Bra, al “Boccondivino”, sede storica di Slow Food, e non a caso. Perché ciò che ha fatto quella realtà è in piena sintonia col suo modo di intendere un’opera. Dice: «L’esperienza di Slow Food rappresenta un modo eccellente di legare il bello e il sano della tradizione alla modernità. E il fatto che funzioni, che incontri molte persone attratte dalla qualità e dalla cultura che esprime quella proposta, vuol dire che c’è spazio per osare. Noi vogliamo osare secondo quello stesso spirito, partendo dalla riscoperta e dalla valorizzazione di questo territorio».
Per capire cosa ha in mente Bergia è sufficiente spostarsi appena di un paio di chilometri. Ci fermiamo. «Questa è un’ex conceria. Si chiamava La Bassa, un complesso di 12.700 metri quadrati nei pressi della strada dei Molini. Rappresenta l’ultima testimonianza dei tempi in cui a Bra l’attività conciaria era un’importante fonte di ricchezza, ma anche di malattie e inquinamento. Un mondo antico, certo, ma un ricordo ancora vivo nella gente di Bra. Anche se si tratta di ricordi di cui molti preferiscono tacere. Ebbene, qui nascerà l’Università della Scienza del Recupero. Vuole essere l’epicentro di un impegno etnologico, ecologico ed etico. Un centro vivo dove emerga cultura, operosità e servizi. E mi piace pensare che questa università sorga molto vicino alla prima università di Scienze gastronomiche al mondo, che si trova a Pollenzo, un borgo antico, sul fiume Tanaro, in un’ex tenuta reale».
Il messaggio è chiaro: si agisce sul recupero a tutto tondo, ridando smalto a siti storici che sono tutt’uno con la storia del proprio territorio. Michelangelo Bergia più che un imprenditore in senso classico si sente un innovatore. «Ho sempre avuto la voglia di innovare. Mi ha sempre attratto l’idea di come fosse possibile trasformare le materie prime per realizzare prodotti ecosostenibili. Credo molto in questa forma di economia che tenga conto sia della dimensione globale e sia di quella locale. Dove per globale intendo la visione, mentre per locale intendo l’azione».
Il business dei cestini
Il “suo” primo carrello di plastica nato da un’attività di recupero risale al 1998. Bergia non ha più mollato la presa. E la. spesa. Da poco più di un anno ecco l’impresa che i numeri spiegano bene. Dai supermercati italiani escono ogni anno 15 miliardi di pezzi in Pet, di cui solo il 20 per cento è recuperato dalla raccolta differenziata. Il resto impiegherà un milione di anni per biodegradarsi.
Ecco allora il business di cestini, porta-cestini e carrelli della linea Eko Logic Shop to Shop, fatti rispettivamente di 23, 75 e 250 bottiglie in Pet. «La nostra filosofia è proporre soluzioni ecologiche con prassi commerciali competitive tali che possano favorire la diffusione universale di queste soluzioni e fornire così anche un contributo al problema esplosivo dello smaltimento dei rifiuti. Per lo stesso motivo, i nostri prodotti sono studiati secondo le più attuali teorie di ergonomia ed estetica, perché sotto ogni aspetto possano essere ritenuti migliori».
Pertanto investimento sul prodotto e sul design. Assai significativo. Se pensiamo che il 40 per cento del fatturato viene risucchiato dalla voce ricerca e sviluppo. Azzardiamo: esiste la possibilità di aprire un proprio stabilimento? Michelangelo Bergia ti fissa e poi fa: «Per carità, non abbiamo già molte fabbriche in giro? Utilizziamo quelle. Facciamole lavorare per bene. Noi ci concentriamo sul prodotto, sul contenuto che spiega benissimo la nostra vocazione di impresa ecosostenibile».
Abbiamo appena lasciato l’ex conceria La Bassa che a Bergia viene subito la voglia di tornarci su. Così: «Non è male pensare che quell’edifico, che oggi è un rudere seppur ben conservato, tornerà ad animarsi per un’attività. Tornerà ad essere protagonista della laboriosità, dell’iniziativa, dell’impegno dei braidesi. Ma con un nota bene rispetto al passato: all’insegna del benessere e dell’ecologia. Il progetto è ambizioso. Un recupero storico, un’università che nell’attuale dimensione globale della cultura, del business e della produzione, sappia dialogare a livello internazionale attraverso una fitta rete di reciproci scambi di opportunità. Sono convinto che questo sia un modo concreto per rilanciare e distinguere il progresso della regione Piemonte».
Siamo entrati a Racconigi. «Là, là sopra, sulla torre, eccole le nostre cicogne. Ci fanno compagnia. Forse ci proteggono anche. Qui si respira ancora una dimensione umana. Che mi piace». Siamo così arrivati alla sede della Compagnia di finanza etica che naturalmente non poteva che scegliersi come headquarter un bellissimo palazzo d’epoca proprio nel cuore dell’elegante cittadina. Ecco i prodotti. I cestini. I carrelli per la grande distribuzione. «Giorgio Marocco è l’amministratore delegato di La Sphera, l’azienda che conta una ventina di dipendenti. Sono soddisfatto di quello che sta succedendo, degli accordi che grazie alla linea Eko Logic Shop to Shop abbiamo firmato con insegne conosciute del settore. Ma c’è un altro aspetto che mi fa piacere. E cioè il fatto che l’azienda stia crescendo significa creare entro pochi anni nuovi posti di lavoro. Il che per educazione e per cultura ha per il sottoscritto un significato di grande importanza. Essere un innovatore è anche questo: generare lavoro con uno stile e una chiara visione delle cose».
Il “repet” piace ad Est
Nell’Europa orientale, dove bisogna registrare una forte impennata della grande distribuzione, è come se il nuovo che viene dal recupero rappresenti un fatto e insieme una notizia. Tant’è che «il telegiornale del canale nazionale della Repubblica Ceca il 12 febbraio ha dedicato un servizio alla linea Eko Logic Shop to Shop facendomi anche un’intervista», chiarisce Bergia. Buone notizie dall’Est, insomma. E in Italia? Sono circa 150 i punti vendita che hanno iniziato a collaborare con La Sphera. Interessante il progetto-pilota di recupero delle bottiglie che si è avviato nel supermercato Leclerc Conad di Savigliano, in provincia di Cuneo. Fuori dal negozio è stato impiantato un contenitore dove i clienti che introducono le bottiglie di plastica vuote ricevono “Mister Pet”, cioè una fidelity card. «Un modo per rendere consapevoli le persone e raccogliere le bottiglie di plastica destinate a diventare un rifiuto. Un bel messaggio anche per i supermercati, alla ricerca di valori differenzianti per fidelizzare una clientela infedele». Già, il messaggio è la bottiglia.