«Risarcimento dei danni da nascita indesiderata». È questa la richiesta di una mamma e di un papà anni dopo l’aborto fallito che ha permesso alla loro figlia di nascere. La vicenda dei due coniugi della provincia di Alessandria, riportata dalla Stampa, lui operaio qualificato e lei dipendente di un’impresa di pulizie, cominciò nel 2000, quando alla donna, già madre di un figlio, fu diagnosticato un fibroma. Insieme alla diagnosi, fu accertato anche lo stato di gravidanza. Ma i due genitori, superata la quarantina, non volevano avere altri figli, soprattutto di fronte ai rischi di una gravidanza in presenza di un fibroma, e così si decisero per l’aborto.
RISARCIMENTO. Dopo qualche settimana, però, arrivò la terza sorpresa: nonostante il raschiamento l’embrione era rimasto attaccato alle pareti uterine. E alla donna, ormai alla 21esima settimana di gravidanza, non fu possibile ripetere l’intervento abortivo. Nonostante le preoccupazioni iniziali, la bimba nacque sana, senza alcun rischio né per sé né per la madre. Invece che festeggiare la guarigione e la nascita della piccola, la donna decise di denunciare il ginecologo che aveva effettuato il raschiamento all’ospedale di Alessandria. E, difesa dai legali Massimo Grattarola e Stefano Campora, ottenne una somma di risarcimento.
FIGLIA «NON PROGRAMMATA». Dopo la nascita della bambina, oggi 15enne, avvenuta nel 2001, il padre si licenziò per incassare il Tfr e trovò un altro lavoro in Centro Italia dove si trasferì con tutta la famiglia. Siccome il trasferimento gli era costato alcuni prestiti finanziari e l’allontanamento da casa, nel 2008 anche il padre pensò bene di chiedere un ulteriore risarcimento per i danni subiti a causa di una «nascita indesiderata», che ha avuto ripercussioni «sulla vita di relazione», sconvolgendo «l’esistenza privata e lavorativa com’era stata programmata». La richiesta non fa una grinza, perché la Corte costituzionale ha sancito che in Italia esiste il diritto al figlio: diritto di averlo, di non averlo e di chiedere un risarcimento in caso di arrivo non «programmato».
DANNO PER I GENITORI? Questa volta però il tribunale di primo grado e la Corte d’Appello hanno negato il risarcimento. Ma non è detta l’ultima parola, perché la coppia è ricorsa in Cassazione per protestare contro quella «nascita indesiderata». Ora i giudici dovranno stabilire se la bambina è davvero il frutto «di un errore medico» e se rappresenta un «danno» per i genitori.
Foto bambino da Shutterstock