Rendere i giovani più creativi e più attivi per legge? Non si sa se ridere o se piangere, dopo 31 anni dal ’68 siamo ancora a parlare di “ggiovani”… L’abbiamo visto in questi giorni: le politiche per i “ggiovani”, la società per i “ggiovani” e i preti per i “ggiovani” hanno poi creato la generazione drogata, le generazione del sabato sera, la generazione delle discoteche. Ma ciò che è grottesco non è soltanto questo ggiovanilismo 31 anni dopo il ’68, ma pensare che i “ggiovani” se i buoni politici pensano a loro, se lo stato mamma si dà da fare, di colpo diventano creativi e fanno chissà che… l’idiozia di pensare che la creatività, il talento, l’ingegno siano programmabili per legge. Ma accetto le conseguenze del peccato originale: dietro questo progetto c’è qualcosa che è radicalmente anticristiano. I giovani hanno un solo dovere, che è quello di uscire dalla giovinezza, diventare adulti. E un solo diritto, quello di essere aiutati a diventarlo: tutto il resto è accessorio e fa anche del male.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi