Si può avere comprensione per tutto. È chiaro che certe formalità – il rito delle consultazioni – siano in politica anche sostanza e quindi Matteo Renzi “doveva” sentire nel suo “giro” anche Beppe Grillo. È chiaro anche che Grillo – che è coerente con la sua micragnosa visione del mondo – al rito non volesse partecipare. È chiaro, infine, che Renzi avesse, in qualche modo, il dovere di provarci. Ma l’equivoco da cui bisognerebbe uscire, una volta per tutte, è considerare Grillo un interlocutore. Quello insulta e basta. Non è nemmeno una notizia. È sempre stato quello: spam. E sin dall’inizio.
Iniziare un incontro con lui con toni accomodanti tipo «vogliamo raccontarvi cosa vogliamo fare nei prossimi 3-4 mesi..», fa ridere. I riferimenti alle «sofferenze della gente», sono patetici. Dire che gli elettori M5S non si meritano Grillo, dopo che lo hanno votato, sostenuto, condiviso i suoi vomitevoli insulti contro la casta, è un pensierino conciliante nemmeno degno di un boy scout. Grillo, infatti, aziona il ventilatore e fa girare la famosa sostanza. Che altro ti aspetti da lui? Pensi di accattivartelo coi tagli alle province e ai costi della politica? Suvvia. Fate cose, lasciate perdere lo streaming.
Ci aveva già provato Bersani, c’è cascato pure Renzi. Grillo non merita altra risposta che quella su cui lui stesso ha fondato la propria politica: vaffanculo.