La preghiera del mattino

Chi difende (anche brutalmente) la libertà dall’intolleranza liberal

Di Lodovico Festa
20 Luglio 2023
Rassegna ragionata dal web su: la sentenza contro l’“orwelliana” censura social di Biden, la resistenza dei Monty Python alla cancel culture, l’avvertimento di Salman Rushdie
Terry Gilliam
Il regista Terry Gilliam, storico esponente del gruppo comico britannico Monty Python (foto Ansa)

Su Dagospia si riprende dalla Stampa un’intervista di Rosamund Urwin a Terry Gilliam: «Non rimpiange nulla di quello che ha detto: “Quando ho annunciato che in realtà ero una lesbica nera, non sono state le persone Lgbt o nere ad arrabbiarsi, ma quelle che credevano di dover difendere le vittime della mia battuta. Gli ‘attivisti’. Amano trasformare gli altri in vittime per poterli difendere”. Sulla questione dei trans critica il gruppo di pressione Stonewall – che aveva appoggiato a suo tempo – per aver costretto enti e politici a mettere l’inclusione dei trans sopra i problemi delle donne. “Come dice qualcuno, un movimento nasce da un sentimento autentico che qualcosa è sbagliato, poi diventa un business, e se il business cresce diventa un racket”. Aggiunge che la Bbc e una serie di dipartimenti del governo hanno troncato i contatti con Stonewall, e spera che “forse il buon senso sta tornando”».

La furia illiberale di coloro che paradossalmente si considerano gli unici veramente liberal è arrivata fino a colpire la Bibbia della satira libertaria, cioè i Monty Python.

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Sulla Zuppa di Porro Max Del Papa scrive: «Ricapitolando: una cantante chiede uno sforzo di moderazione ad un mondo del quale è parte e madrina, rappresentante politica dello spettacolo: in risposta, le augurano morte violenta e la avvertono che farsi vedere alla baracconata non sarebbe salutare per lei. In attesa che l’immaginifica commissione Segre sui reati d’odio batta un colpo, ma restiamo scettici, non resta che prendere atto: la ragionevolezza e la sincerità, da quelle parti, sono percepite, ma non molto reali. Ma non è una cosa seria, ecco. Mamma mia che confusione! Dare della reazionaria fascista a Rosalba Pippa: ci vuole proprio l’allucinazione, in mala fede, di certa gente».

La povera Arisa per aver detto che bisognava dialogare anche con Giorgia Meloni secondo alcuni imbecilli è diventata una tipica intellettuale della destra. Mentre, sempre secondo imbecilli di questo tipo, lo squadrismo (per ora prevalentemente verbale, per fortuna) che si esercita contro chi non la pensa come loro (ora contro J. K. Rowling, ora contro Eugenia Roccella) sarebbe un esemplare comportamento in difesa della libertà.

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Su L’Occidentale Salman Rushdie dice: «La libertà di pubblicare, la libertà di leggere, la libertà di scrivere ciò che si vuole, di poter scegliere ciò che si vuole leggere e non averlo deciso dall’esterno, la libertà di pubblicare libri che dovrebbero essere pubblicati e che talvolta sono difficili da pubblicare a causa della pressione di questo o quel gruppo, non è mai stata minacciata come oggi in Occidente».

Non sarebbe male che i fanatici dell’intolleranza “liberal” ascoltassero le parole di un intellettuale che ha pagato tanto per sostenere la libertà di scrivere secondo le proprie convinzioni.

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Su Politico Matt Berg e Josh Gerstein scrivono: «A federal judge in Louisiana ruled Tuesday that the Biden administration likely violated the First Amendment by censoring unfavorable views on social media over the course of the coronavirus pandemic, calling the efforts “Orwellian”».

Vi è un elemento talvolta quasi di brutalità nella società americana che non di rado spiace agli europei, che pur nel Novecento ne hanno fatte di tutti i colori, ma che si sentono al fondo superiori civilmente. Forse però la quasi brutalità americana che talvolta ci infastidisce nasce da un culto della libertà difeso non solo dalla politica, ma dalla stessa società civile e da un giustizia particolarmente legata a questa società civile. Così la scelta – che qui citiamo e traduciamo – di un giudice in Louisiana che «ha stabilito che l’amministrazione Biden ha probabilmente violato il Primo Emendamento della Costituzione censurando opinioni sgradite sui social media nel corso della pandemia di coronavirus, e ha definito l’iniziativa “orwelliana”».

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