Sono le 21.33 di venerdì 15 giugno quando il comico Paolo Cevoli esce dal suo camper per salire sul palco di Piazza Risorgimento a Carate Brianza in occasione della Manifestazione In-Festa, che vede impegnati l’Associazione In-Presa e l’Istituto Don Carlo Gnocchi. Ad aprire il vasto programma delle serate sul tema “La conoscenza è un avvenimento, l’educazione è un lavoro” è proprio il comico di Riccione che esordisce col suo spettacolo estivo intitolato “Musica Maestro!” sulla regia di Daniele Sala, accompagnato dal sax di Andrea Poltronieri, il clarinetto e la chitarra di Roberto Ravaioli e la splendida voce di Caterina Soldati.
Attraverso vicende di locali da ballo, cantautori, ricette culinarie e opere liriche, si ricostruisce l’itinerario di una serata volta alla riscoperta della storia della Romagna e dell’Italia intera. Un’ora e mezza di entusiasmo sostenuta dalla vasta compilation musicale (con un piacevole passaggio dai pezzi di Whitney Houston e Diana Ross al tipicissimo “Romagna mia” di Secondo Casadei) e dall’ampia partecipazione del pubblico che ha accolto con piacere lo spettacolo di cabaret. L’effetto della serata? Oltre a creare un bel clima di familiarità e umorismo, forse si è pure risvegliato un po’ di orgoglio nazionale verso quel mondo che Cevoli definisce «ancora intriso di sguardi positivi».
La Romagna, terra di spiaggia e buona cucina, a detta del comico sarebbe anche paradigma della ricchezza di tutto il territorio italiano, con una moltitudine rara di artisti (da Samuele Bersani a Raffaella Carrà con un dovuto richiamo a Lucio Dalla) e il merito di aver prodotto la sintesi della bellezza del creato nelle tanto copiate tagliatelle col ragù. Il processo di realizzazione delle suddette è posto al centro del discorso del comico, che evidenzia come sia sempre dagli ingredienti più semplici che nascano i miracoli: «Le tagliatelle fatte e finite a mano sembrano tutte uguali e invece ognuna di queste conserva uno spigolo, una rughetta di diversità dall’altra, un po’ come gli uomini, tutti gli uomini… eccetto i cinesi».
Nonostante la leggerezza tipica dello show d’intrattenimento non viene mai a mancare nelle scelte di regia un contenuto autentico: la peculiarità dei costumi, l’excursus sull’anno ’58 e sulle canzoni degli anni ‘60, richiamano alla passione per i particolari che danno sapore alla realtà, nel lavoro come nello svago, «perché i fatti che avvengono inevitabilmente “ci cosano” (…) e per me la comicità nasce sempre dalla realtà. Da uno sguardo positivo sulla realtà. Checché se ne dica, la realtà è positiva. Innanzitutto perché c’è. Anch’io ci sono. E questo non è poco». Non solo satira politica tradizionale quindi, ma un condensato di immagini e luoghi comuni è l’ironia del comico di Riccione, divenuto noto grazie al personaggio dell’assessore Palmiro Cangini di Zelig, che si esprime tutto colla grettezza tipicamente romagnola e fiero del suo marcato accento di fabbrica.
Un ultimo riferimento positivo, giusto prima del congedo dalla scena, viene riservato alla patria Italia, della quale tutti gli stranieri in vacanza ricordano sostanzialmente il mare, la pizza e il sole. La domanda di chiusura non può che essere posta in maniera sottilmente provocatoria: «Perché noi che ci siamo dentro, nell’Italia, abbiamo smesso di vederlo questo splendore? Capite quale responsabilità abbiamo noi italiani? I lapponi se la sognano una terra come la nostra Romagna, come la nostra Italia, che non cade pur tremando dalle fondamenta».