Centrafrica, appello disperato del vescovo di Bambari: «Nella cattedrale sono arrivati 12 mila profughi» in fuga dai ribelli islamisti

Di Redazione
02 Luglio 2014
L'appello viene da monsignor Eduard Mathos, vescovo di Bambari: «Manca tutto, non solo il cibo ma persino i teloni per far stendere le persone. Bisogna impedire un disastro umanitario»

centrafrica-bambari-cristiani-islam«Abbiamo almeno 12.000 persone accolte nella Cattedrale Saint Joseph che sono ancora totalmente prive di assistenza». È questo l’appello disperato di monsignor Eduard Mathos, vescovo di Bambari, nel Centrafrica. Come riferito all’agenzia Fides, le violenze dei ribelli Seleka, che nel marzo 2013 hanno condotto un colpo di Stato innescando una guerra civile e perseguitando i cristiani per otto mesi, hanno spinto gli abitanti a cercare rifugio nella cattedrale

«IMPEDIRE UN DISASTRO UMANITARIO». »«Alcune Ong sono venute a constatare la situazione, ma finora nessun aiuto umanitario è arrivato. Manca tutto, non solo il cibo ma persino i teloni per far stendere le persone. Solo la Croce Rossa sta portando l’acqua mentre si stanno scavando delle latrine nel cortile», ha aggiunto il vescovo. «Lancio un appello perché si intervenga subito per impedire un disastro umanitario».

centrafrica-bambari-cristiani-islam1FORZE INTERNAZIONALI INUTILI. Nonostante l’intervento delle Nazioni Unite e di truppe europee e africane, il paese è ancora chiuso in una morsa di violenza con i Seleka da una parte e gli anti-balaka dall’altra. Per sfuggire agli uni e agli altri, con le truppe internazionali che non disarmano le parti in causa e non riescono a garantire la sicurezza, cristiani e musulmani si rifugiano sempre più spesso nelle chiese e nelle parrocchie, unici luoghi sicuri dove non si rischia di essere uccisi.

IL CONVENTO PIENO. Nella capitale Bangui, ad esempio, come raccontato da tempi.it, il convento del Carmel ospita fino a 10 mila cristiani a seconda dell’infuriare delle violenze. Qui padre Federico Trinchero, insieme a 11 confratelli, ha cominciato a prendersi cura dei profughi da un giorno all’altro, facendoli dormire anche in chiesa e spostando la giornaliera liturgia all’aperto: «La nostra chiesa è ormai occupata da trecento bambini. Ci pensano loro a pregare al posto nostro. I loro strilli e il loro pianto ininterrotto suppliscono abbondantemente alla nostra salmodia».

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