La marcia Perugia-Assisi ha rappresentato un esempio di confusione culturale e di verità parziale. Esponenti di spicco del cattolicesimo italiano e personaggi politici candidati a ricoprire cariche importanti (se vinceranno le elezioni), hanno usato questa occasione per chiedere per l’ennesima volta il ritiro dei soldati dall’Irak. Nessuno o quasi nessuno ha ricordato che l’attacco alle Torri Gemelle si è svolto ben prima della guerra in Irak ed è stato perpetuato da terroristi efferati che vogliono distruggere l’Occidente e perseguire con la violenza chiunque si opponga al fondamentalismo islamico. Perché questa posizione è confusa e profondamente sbagliata? Perché confonde l’apertura culturale e il desiderio di pace con l’acquiescenza con sanguinari assassini che continuano ad imporre la loro barbarie al mondo. Tutto sarebbe più semplice se il criterio con cui giudicare fosse il diritto alla vita di ciascuno, difeso dalla legalità. Si capirebbe che bisogna dialogare con tutti coloro che accettano di rispettare la vita; perseguire tutti coloro che attentano alla vita di altri, qualunque sia il loro credo politico e religioso.
Alcuni esempi lo mostrano. Nei giorni scorsi si è visto in tv un imam inneggiare al jihad e dichiarare che anche i bambini israeliani sono colpevoli come i loro padri; altri imam che inneggiavano alla violenza sono stati espulsi dal nostro Paese. Ci sono uomini politici e giornali che ritengono tali persone non perseguibili in quanto esprimono un libero pensiero. Si è fatto un gran parlare di scuole islamiche dove si insegna il fondamentalismo. Nessuno si sognerebbe di pretendere che scuole dove si insegna il catechismo siano scuole riconosciute dallo Stato. Eppure c’è chi ritiene segno di apertura il riconoscimento (illegale) di una scuola coranica. La difesa della legalità è il minimo criterio dirimente la lotta al terrorismo sotto il profilo civile e politico. Certamente non è l’unico criterio. Il ministro degli esteri iracheno al Meeting di Rimini ha chiesto: «Non abbandonateci. Non lasciateci soli. Aiutate il nostro difficile cammino verso la libertà e la democrazia». A essere umani e sensibili al fatto che c’è un Paese dove tanta gente è fatta morire per attacchi terroristici e bambini vengono trucidati mentre prendono le caramelle, si ascolterebbe l’appello di questo ministro. Si penserebbe che un’operazione di peace keeping non è un’occupazione militare e servirebbe ad evitare guerre civili e distruzioni ancora più gravi. Ma non si può chiedere ad un cattolico adulto di essere sensibile e quindi di pensare alla democrazia e alla libertà di popoli oltre mare. Basterebbe che amasse la legalità e decidesse di tutelare la sicurezza dei suoi concittadini.
*Presidente Fondazione per la Sussidiarietà
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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