«A) L’orario: è un quadro, o piuttosto un modulo, nel quale si riversano le materie più eterogenee, senza riguardo alle loro specifiche qualità. Queste discipline si succedono senza tregua in un ordine assolutamente casuale, in modo da prevenire qualunque concentrazione dello spirito. B) Piano di studi. Si è diviso l’insegnamento in settori ben distinti. Si attribuisce a ciascuno un certo numero di ore alla settimana, a casaccio. Ci si industria per includere in questa classificazione quante più possibili ‘conoscenze’ che a quel punto diventano obbligatorie. Questo piano regola gli otto anni regolamentari della scuola dell’obbligo, ed ingloba la totalità dello scibile necessario ad ogni cittadino, in un’ottica tanto ampia quanto semplificata. Notiamo che per stabilire questo programma è sufficiente disporre di uno o due fogli di carta, di una matita e di un righello (per dividere la pagina in caselle rettangolari, molto appropriatamente). Evidentemente, è preferibile conoscere anche i nomi delle materie elementari. Ma non è in nessun caso necessario conoscere la psicologia dei bambini, né il contenuto stesso delle materie di cui si scrivono i nomi nelle caselle». (Denis De Rougemont, ‘I misfatti dell’istruzione pubblica’, Leonardo Facco, Treviglio 2005, pag. 54)
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Emanuele Boffi