Ho letto con attenzione l’intervento “L’educazione una sfida urgente”. Tocca corde che mi appartengono. Mi convince che nell’educazione ci debba essere una proposta chiara che in accordo o in contrapposizione consenta alla persona di confrontarsi, ragionare e conoscersi. Mi fa paura la deriva del pensiero debole, quando – timoroso di offrire alcuna ipotesi di soluzione – finisce per non dare parametri di valutazione del reale. La mancanza di boe, sto saccheggiando un maestro, non consente nemmeno di perdersi. Mi pare che l’intervento pronunciato a un convegno del Centro Sportivo Italiano possa aiutare a comprendere meglio persino la reazione spagnola all’undici marzo e in generale quella delle piazze e di molte cancellerie europee. Tuttavia la convinzione di possedere “la interpretazione” della realtà contiene una tentazione pericolosa cui spesso è stato difficile resistere. Quella di volere imporre, per il bene altrui, la realtà così come l’abbiamo compresa. Così facendo si perde l’idea di “proposta” e si passa alla costrizione. Si creano le condizioni perché l’altro ben difficilmente possa usufruire del dono del libero arbitrio. Soprattutto quando si utilizza lo Stato con le sue leggi come proprio esecutore.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi