Cannabis. Dopo tante frivolezze sulla droga “leggera”, un po’ di informazione basata su dati “pesanti”
Il testo che segue, già pubblicato nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti), è tratto da Libertà dalla droga (Sugarco, 144 pagine, 16 euro). Il volume, nelle librerie dal 15 aprile, è un tentativo ben riuscito di confutare sotto tutti i punti di vista (giuridico, scientifico e sociologico) gli argomenti del fronte ideologico votato alla sistematica minimizzazione del problema delle droghe e favorevole alla loro liberalizzazione. Argomenti tornati in grande spolvero quando, un anno fa, una sentenza della Corte costituzionale e un decreto del governo hanno iniziato a smontare le leggi in vigore in Italia, innanzitutto reintroducendo la distinzione (infondata, per gli autori del libro) tra droghe pesanti e leggere. Proprio quest’ultimo è uno dei temi trattati da Giovanni Serpelloni, medico attivo da trent’anni nell’ambito delle neuroscienze e delle dipendenze, fino all’aprile 2014 a capo del dipartimento delle Politiche antidroga della presidenza del Consiglio. A lui è affidata la parte scientifica del volume, mentre i capitoli dedicati alla droga come “diritto” e come “rivoluzione sociale” sono firmati rispettivamente da Alfredo Mantovano e Massimo Introvigne.
Dagli studi scientifici esaminati, risultano evidenti le gravi conseguenze, ad oggi troppo sottovalutate, che possono comparire a seguito dell’uso di [cannabis] e dei suoi derivati. Tali conseguenze sono tanto più gravi quanto più precoce è l’inizio dell’assunzione e quanto maggiori sono la frequenza e la durata dell’uso (tutte le fonti scientifiche dalle quali Serpelloni attinge sono citate per esteso in una appendice al capitolo che qui è stata omessa, ndr). (…)
Secondo uno studio longitudinale di coorte (1.265 soggetti: nascita-25 anni), condotto in Nuova Zelanda da Fergusson (2006), la variabile “età di inizio” gioca un ruolo chiave: a 15 anni coloro che consumano cannabis settimanalmente hanno una probabilità di passare all’uso di altre sostanze illecite 60 volte maggiore rispetto a chi non la usa; a 25 anni, la probabilità si abbassa a 4. (…) Anche considerando le variabili legate alla devianza sociale, chi usa marijuana ha 3-5 volte più probabilità di usare altre droghe illecite, rispetto a chi non la usa (Rebellon, 2006). (…)
Le alterazioni cerebrali
Secondo Ameri (1999), la tossicità della marijuana è stata sottovalutata per molto tempo. Tuttavia, recenti scoperte hanno rivelato che il principio attivo della cannabis (Thc, ndr) induce la morte cellulare con restringimento dei neuroni e la frammentazione del Dna nell’ippocampo. Le evidenze in letteratura indicano che l’esposizione ai fitocannabinoidi può alterare la sequenza temporalmente ordinata di eventi che si verificano durante lo sviluppo dei neurotrasmettitori, oltre ad incidere negativamente sulla sopravvivenza e sulla maturazione delle cellule nervose. (…)
L’uso prolungato di cannabis in adolescenza o nella prima età adulta è pericoloso per la materia bianca cerebrale secondo uno studio (Zalescky et al., 2012) che, per la prima volta, ha indagato specificatamente il suo impatto sulla connettività delle fibre assonali attraverso la risonanza magnetica. È emerso che la connettività assonale risulta compromessa nelle seguenti aree cerebrali: fimbria destra dell’ippocampo (fornice), splenio del corpo calloso e fibre commissurali che si estendono fino al precuneo. È stata inoltre riscontrata un’associazione tra la gravità delle alterazioni e l’età in cui ha avuto inizio l’uso regolare di cannabis. L’uso precoce e prolungato di cannabis risulta quindi particolarmente pericoloso per la materia bianca del cervello in fase di sviluppo, portando ad alterazioni della connettività cerebrale che, secondo gli sperimentatori, potrebbero essere alla base dei deficit cognitivi e della vulnerabilità ai disturbi psicotici, depressivi e d’ansia dei consumatori di cannabis.
Sotto effetto della cannabis, l’attività cerebrale diventa scoordinata e imprecisa, portando a disturbi neurofisiologici e comportamentali che ricordano quelli osservati nella schizofrenia. È quanto afferma uno studio inglese condotto dai neuroscienziati dell’Università di Bristol, e pubblicato sulla rivista Journal of Neuroscience. (…)
Gioventù bruciata
Gli studi animali hanno riscontrato un aumento dei cambiamenti cellulari associati all’esposizione alla cannabis durante l’adolescenza rispetto agli adulti (Cha et al., 2006; Kang-Park et al., 2007; Rubino et al., 2008; Scheineder & Koch, 2003; Schneider et al., 1982; Quinn et al., 2007), e l’esposizione al Thc in questa fase della vita è stata associata a deficit cognitivi a lungo termine e ad una minore efficienza delle connessioni sinaptiche nell’ippocampo in età adulta (Rubino et al., 2009). Dagli studi sugli animali e sull’uomo emerge che l’adolescenza è un periodo vulnerabile alla cannabis a causa dello sviluppo cerebrale che durante questo arco temporale raggiunge il suo picco. (…)
Secondo uno studio (Heron J., Barker Ed., Joinson C., et al., 2013), volto ad indagare i fattori di vulnerabilità associati all’uso di cannabis, l’uso di cannabis sarebbe associato al disturbo della condotta, caratterizzato da comportamenti antisociali e da violazioni ripetute dei diritti fondamentali degli altri, oppure delle norme o regole della società. L’indagine è stata effettuata su un ampio gruppo di adolescenti (4.159 ragazzi di 16 anni, di cui 2.393 femmine) ed ha indagato fattori quali lo status socio-economico, l’uso di sostanze da parte della madre, eventuali problemi psichiatrici dei genitori e la presenza o meno di diagnosi di disturbo della condotta nei figli tra i 4 e i 13 anni. (…)
Gli studi sugli effetti cognitivi dell’uso di cannabis riportano deficit nell’attenzione sostenuta, nell’apprendimento, nella memoria, nella flessibilità mentale e nella velocità di processamento delle informazioni (Pope & Yurelun, 1996; Solowij et al., 2002). (…) Gli studi sugli umani indicano che più precoce è l’inizio d’uso di cannabis, maggiori e più gravi sono le conseguenze cognitive associate (Ehrenreich et al., 1999). (…)
La demolizione della mente
L’uso persistente di cannabis tra gli adolescenti sotto i 18 anni porta ad un declino del funzionamento neuropsicologico, che persiste anche dopo aver interrotto il consumo della sostanza. Sono questi i risultati di uno studio (Meier et al., 2012) che ha indagato l’associazione tra consumo persistente di cannabis e declino neuropsicologico in 1.037 soggetti seguiti dalla nascita fino all’età di 38 anni. Sono stati valutati con test sull’attenzione, la memoria e l’intelligenza, quando avevano 13 anni, prima di un eventuale inizio d’uso di cannabis, e poi a 38 anni, dopo aver sviluppato una modalità di consumo persistente di cannabis. Dai risultati è emerso che l’effetto sul funzionamento neuropsicologico del consumo di cannabis era più dannoso se l’inizio d’uso della sostanza avveniva prima dei 18 anni, quando il cervello è ancora in fase di sviluppo. Inoltre, la cessazione del consumo di cannabis non ha pienamente ripristinato il funzionamento neuropsicologico tra coloro che avevano iniziato a consumare cannabis precocemente. (…)
Uno studio condotto dai ricercatori della Università di Leiden nei Paesi Bassi (Colzato L. et al., 2014) ha evidenziato che fumare cannabis può anche ostacolare la creatività. Dai risultati è emerso che i soggetti esposti ad alta dose di Thc mostrano prestazioni significativamente peggiori sul compito del pensiero divergente rispetto agli altri gruppi (bassa dose o placebo) e che nel gruppo esposto a bassa dose non si osservano differenze con il gruppo che aveva assunto placebo. I risultati suggeriscono che la cannabis danneggerebbe il pensiero divergente, peggiorando così le performance creative.
Uno studio condotto tra il 1992 e il 1998 in Australia ha dimostrato l’esistenza di una relazione tra l’utilizzo quotidiano di cannabis e l’insorgenza di depressione sia negli adolescenti che negli adulti (Patton et al., 2002) e di paranoia (Freeman D. et al., 2014). Questa associazione risultava più comune nelle donne piuttosto che negli uomini. In particolare, l’uso di cannabis nelle ragazze di età inferiore ai 15 anni aumentava in modo significativo il rischio di sviluppare idee o tentativi di suicidio nei 15 anni successivi. (…)
Con quale autorità?
Nessun’altra sostanza al mondo, con queste caratteristiche così ben documentate da studi tanto autorevoli, verrebbe altrettanto classificata come “leggera” (…). È evidente che esistono altri fattori, al di là della razionalità e della semplice logica, che sottostanno alle ragioni di chi ritiene queste sostanze scevre da rischi e pericoli per la salute e promuove e pretende la loro esclusione dalla lista delle sostanze proibite. Questi fattori sono più di ordine ideologico e culturale, forse quasi antropologico, e quindi poco hanno a che fare con la semplice razionalità. Inoltre, non vanno dimenticati il grande business e i forti interessi economici che il nuovo mercato della cannabis è in grado di generare. (…)
Foto Ansa
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16 commenti
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@Andrea UDT
…provo a rispondere comulativamente ai tuoi interventi e a quelli di altri utenti…
1. Perché non si si può autoprodurre faramci? …Un farmaco ha bisogno di dosaggi e concentrazioni ben definite. Inoltre, non ci devono essere inquinanti o sostanze estranee.
Se ti coltivi le piantine in casa, non saprami mai la concentrazione del principio attivo (che dipende dalla varietà della pianta, esposizione, irrigazione, concimazione, etc.). Non saprai, se sulla pianta ci sono finiti inquinanti (pesticidi, diossina di qualche discarica, benzene dal traffico, etc). Nei casi migliori rischi solo di assumere quantità a caso di principio attivo (troppo o troppo poco), in quelli peggiori rischi intossicazioni o assunzione di sostanze pericolose.
In un bilancio costi/benefici è meglio che i principi attivi siano trattati e purificati in laboratori chimici. Infatti, se da un lato il SSN potrebbe risparmiare qualcosa con l’autoproduzione, dovrebbe poi intervenire contro le intossicazioni, gli effetti collaterali, etc.
2. Sono d’accordo sul fumo di sigaretta… ma, correggimi se sbaglio, la cannabis si assume solitamente fumandola mescolata con tabacco… non credo che questo sia meno cancerogeno delle sigarette. Ho visto anche interviste a malati (sclerosi) che si fumavano spinelli, forse una pillola di principio attivo o di pianta liofilizzata (dopo i controlli sui dosaggi) avrebbe meno effetti collaterali, no?
3. In ogni caso, se lo stato sbaglia a lucrare sul fumo, non vedo perché si dovrebbe aggiungere ulteriori errori riguardo alla legalizzazione delle droghe… combattiamo il fumo, senza bisogno di legalizzare le droghe.
4. Tra fumarsi un sigaro (io voto per i toscani) e fumare spinelli c’è una certa differenza… Chi si fuma un sigaro, lo fa per il gusto e per l’aroma… difficilmente chi si fuma spinelli lo fa perché hanno un buon sapore. Ovviamente la nicotina ha effetti psicotropi, ma non certo per questi uno si fuma un cubano… mentre chi fuma cannabis lo fa solo per gli effetti psicotropi. Ovviamente, le sigarette sono molto più simili alla droga (dipendenza, ricerca di effetti ansilitici, etc.)… Io sarei per limitarne la vendita prevedendo un modico consumo.
5. Idem per l’acol… Chi beve vino, birra o alcolici, prevalentemente lo fa per il gusto. Ciò non toglie che ci sono gli alcolisti e chi abusa. Ma la maggior parte delle persone si beve un bicchiere di vino per il gusto, non certo per ubriacarsi.
6. non solo sigarette ed alcol sono cancerogeni… lo sono moltissimi cibi: basilico, granturco, riso, grassi animali, carne alla griglia, vari additivi chimici degli alimenti, etc… Quello che conta è la concentrazione e la quantità assunta… Assurdo sarebbe proibire tutto. Anche un consumo modico di sigarette non incrementa i rischi per la salute. Viceversa, certe sostanze come THC hanno effetti abbastanza gravi anche in piccoli dosaggi (vedi casi citati sui giovani)
Ildegarda di Bingen approvava la cannabis.
Santa Ildegarda da Bingen era una botanica ed un’erborista, di sicuro non si faceva le canne né proponeva ad altri di farsele. Questo ammesso e non concesso che parlasse proprio della marjuana e non di altre piante simili.
Continuate pure con le solite tesi da 40 anni. La gente non vi crede più. Il punto non è se la cannabis verrà legalizzata ma quando.
È vero però che l’abuso è dannoso soprattutto in alcuni soggetti fragili nei quali può slatentizzare patologie mentali preesistenti.
Il problema è che il proibizionismo non impedisce a nessuno, minorenni compresi, di andare al parco a comprare cannabis o droghe ben più pericolose.
Non prendere per garantito che la droga verrà depenalizzata.
Se i partiti non sono venduti, una riforma del genere andrebbe solo dopo un referendum.
Chi la droga la vuole libera, sono solo i drogati.
Tuti gli altri, di droga non ne vogliono sentir parlare.
In più c’è la maggior parte degli ex, che la odiano.
No non la sopportano, la odiano e basta.
E’ risaputo, anche da racconti di persone dedite alla cannabis, che “farsi le canne” rende psicotici, in più sentivo tempo fa in televisione, che nei Paesi bassi ci sono ospizi per quarantenni che hanno fatto uso di droghe leggere per più di 20 anni, ed ora hanno bisogno delle stesse attenzioni di ottuagenari.
@Laura Diaco.
Quante te ne sei fumate oggi, per arrivare a queste lucide conclusioni?
Un bicchiere di vino in occasione del pasto non “induce la morte cellulare con restringimento dei neuroni e la frammentazione del Dna nell’ippocampo”…
Quanta ipocrisia del menga. Il fumo di sigarette fa danni peggiori, a quando una campagna e articoli connessi?
Niente cannabis, okkey, ma quella per uso terapeutico perché vietarla?
Moralismo da un tanto al kilo.
Perché, i farmaci a base di cannabinoli sono vietati?
Sono stati forse ritirati dal mercato?
I farmaci di cannabinoli non hanno nulla a che vedere con la legalizzazione della droga.
Quelli sono farmaci prescrivibili con ricetta speciale non ripetibile, esattamente come si può acquistare qualunque altro analgesico stupefacente.
Non mi sembra che siano vietati i farmaci di cannabis, come non lo sono i narcotici oppioidi.
Se li avessero ritirati dal mercato, non è certo per la faccenda degli spinelli.
Sarebbe auspicabile anche un ritorno della coltivazione di canapa DA FIBRA, non quella stupefacente da vizio dannoso per sé e gli altri.
La canapa da fibra acquisterebbe un posto di rilievo anche nelle tecnologie moderne, e di questa coltivazione in Italia eravamo molto avanzati.
Quello schifo di droga ha rovinato tutto !!!!
Perché in mezzo alle file di canapa normale, quella buona da fibra, chi le riconoscerebbe quelle da droga?
Bisognerebbe che la polizia e gli altri enti incaricati passassero al setaccio tuti i campi coltivati a canapa buona per estirpare quella malefica.
E’ quello schifo di droga che ha rovinato una coltivazione preziosa e così importante nella storia della civiltà umana come la canapa da fibra !!!!!!!!!!!!!!!!!!
1) perchè COMPRARE un farmaco se posso averlo GRATIS su un vasetto sul balcone?
2) perchè menarla tanto con gli effetti della cannabis quando le sigarette fanno più morti? Ricordo benissimo questo articolo di tempi:
Titolo:
SocietàFumo, in arrivo nuovi divieti. Appassionata arringa difensiva di un gran gourmet del sigaro
Link:
https://www.tempi.it/fumo-in-arrivo-nuovi-divieti-appassionata-arringa-difensiva-di-un-gran-gourmet-del-sigaro
Gourmet del sigaro, capito caro Meleik? I sigari sono cancerogeni e provocano danni al sistema cardiocircolatorio. Però la marketta alla lobby del fumo va bene, se si parla di cannabis invece moralismo a gogo e vesti stracciate.
Moralismo da quattro soldi. (o trenta?)
Andrea UDT, allora perchè uno non dovrebbe coltivare anche il papavero da oppio sul balcone?
Perchè comprare gli oppiacei in farmacia quando potrebbero essere gratis? E perchè uno non si fa una fabbrica di morfina nella cantina, invece di andare a farsela prescrivere dal medico? In tutti i paesi del mondo (tranne quelli dominati dal terrorismo o dai guerriglieri zapatisti) lo spaccio di droghe pesanti è vietato e perseguito dalla legge. Ci sarà pure un motivo, no?
L’ articolo mostra molto in modo inequivocabile che non c’ è differenza sostanziale fra droghe pesanti e “leggere”.
Se sei convinto delle tue idee, perchè non dici chiaramente che deve essere lagalizzato anche lo spaccio di coca? Allmeno sarai coerente!
O Clemente, o Pio…
Dobbiamo essere coerenti in due, non quando ti comoda.
Niente cannabis? Allora niente sigarette cancerogene! Niente sigarette E ci risparmiamo pure migliaia di stent, bypass coronarici e riabilitazioni all’anno.
Non mi comoda questo moralismo da curato di campagna anni 50, non mi comoda specialmente se viene da chi concede interviste a lobbysti del fumo. (Tempi, vedi link commento precedente)
Allora Clemente, ci alleiamo? Io supporto la tua campagna “no cannabis”, tu scendi in piazza contro lo stato che lucra, incentiva un vizio patologico (anche la nicotina da dipendenza), lo rende disponibile anche ai sedicenni, lo tassa etc. etc.
Chiedi coerenza? Comincia tu così ti guadagni il diritto di chiederla ad altri.
E allora perché non legalizzare anche la metilen-diossi-metil-anfetamina (MDMA), visto che è un potente agente contro i tremori del morbo di Parkinson?
E il gamma-idrossi-butirrato (GHB)?
E la maggior parte degli altri stupefacenti?
Bravo: a quanto pare c’è chi non dormiva durante l’ora di chimica.
Tornando seri, hai capito i concetti?
1) Tempi fa campagna contro la cannabis, però concede interviste e marchette ai lobbisti del fumo. Bizzarro no?
2) Si dice un NO TOTALE alla cannabis. Io dico che tenersi una piantina per scopi terapeutici è ragionevole e pure vantaggioso per chi fa chemioterapia, per chi è affetto da malattie che comportano spasticità muscolare, etc. etc. E pure il SSN ci guadagna.
3) Non credo proprio che sia difficile distinguere un malato di sclerosi multipla o cancro da uno spacciatore: il problema spaccio se la si concede per scopi terapeutici sembra più una paranoia da proibizionista totale.
4) conosco un sacco di perbenisti che la loro brava canna da ragazzi se la sono fatta. Se effetti collaterali ci sono stati è proprio nel loro moralismo del menga odierno.
5) La proibizione totale e repressiva non funziona mai. MAI. Il proibizionismo non ha sconfitto l’alcolismo, come le bottiglie di vino al supermercato non lo incentivano.
Ci furono, ci sono, ci saranno sempre persone che abusano o non sanno gestire i loro vizi.
Dunque Tempi sarebbe a favore degli industriali del fumo.
Che dire? Se ne sei convinto, denunciali !
Io dico, e la maggior parte della popolazione dice con me, che chi necessita di chemioterapia non ha alcun bisogno di coltivare droga in casa per la medesima ragione che chi necessita di terapia antalgica di narcotici non ha nessun bisogno di coltivare i papaveri da oppio in serra.
Infatti esistono quelle cosette chiamate ricette, sai, quei foglietti col timbro del medico che li presenti al farmacista, lui chiede informazioni al medico, e una volta accertatosi della veridicità di quella ricetta, ti ordina il farmaco e te lo fa avere, e ti trattiene la ricetta da esibire in caso di controllo.
Dunque chi ha una malattia che richieda quei farmaci, non avrà nessun problema ad averli, esattamente come per i derivati della morfina….anche il fentanyl.
Al che la necessità di coltivarsi la droga in casa “per uso terapeutico” vacilla, e mostra cosa si va a parare dietro lo scudo del “terapeutico”: PRODURSI LA DROGA PER SBALLARE, esattamente come chi si faceva le anfetamine a casa con le pasticche per il raffreddore. E’ cosa arcinota.
Il punto tre rimanda al punto due: medico, prescrizione con ricettario per stupefacenti non ripetibile, farmacia.
Un sacco di “perbenisti” le canne se le sono fatte. E magari molte. E magari non solo le canne, anche i trip e le pere, sia di narcotici che di stimolanti. Ci sono anche “perbenisti” che quarant’anni fa falsificavano anche le ricette e facevano il giro delle farmacie per il Preludin, Ritalin, Plegine, Tenuate, Paracodina e tutte quelle schifezze lì.
Il problema è che quei “perbenisti” avrebbero molto da insegnare sulla droga ai ragazzi, e quando i “perbenisti” hanno i figli e in loro vedono ciò che erano loro stessi alla loro età, allora la droga prima la temi, poi la odi. Voce del verbo odiare, senza compromessi.
La proibizione totale e repressiva non funziona mai DEL TUTTO.
Ma riduce le dimensioni di un fenomeno che altrimenti avrebbe un coinvolgimento molto maggiore.
Comunque la strategia migliore è una: CREARE NELLA GIOVENTU’ IL RIFIUTO DELLA DROGA, FACENDOGLI CONOSCERE QUELLA REALTA’ ATTRAVERSO LE STORIE DI CHI L’HA VISSUTA E LA DESCRIZIONE E DI CHI OPERA CONTRO LA DROGA: OPERATORI DEL SERT E DELLA POLIZIA, nelle scuole.
non fumo e bevo poco. Tra sfizio e vizio ce ne passa.
Ma lo studio, se leggi il link, dice molto chiaramente che il problema non riguarda i consumatori molto moderati.
E poi, che modo di rivolgersi a persone che non conosci!