Ha creato una bomba, ma ha lasciato agli investigatori di disinnescarla. Ha reso noti il suo volto e il suo nome, ma è imprendibile da giorni. Roberto Di Santo (a sinistra nella foto), 58 anni, di Roccamontepiano (Ch) ha anche fatto giungere alle forze dell’ordine e alle tv locali dvd con le motivazioni dei suoi gesti, in cui appare un velo di sensatezza sopra messaggi di follia, tanto che gli stessi inquirenti lo definiscono «lucido e razionale», anche se in grado di fabbricare ordigni che avrebbero potuto creare una strage. È lui il “bombarolo d’Abruzzo”, di cui tutti dallo scorso 8 gennaio seguono l’anomala vicenda.
IL DVD CON LE ISTRUZIONI. Ha iniziato con l’incendio dell’auto dei suoi vicini di casa, a Villanova di Cepagatti. Poche ore dopo, nella villetta trifamiliare in cui abita il padre di Di Santo (e dove lo stesso Roberto ha abitato sino a poco tempo fa prima di trasferirsi in un camper) i carabinieri hanno ritrovato un ordigno, circondato con sensori acustici e di movimento piazzati tutt’intorno. La bomba non è stata però innescata (forse per un errore) e i carabinieri hanno ritrovato anche un dvd in cui il bombarolo si presentava e dava le istruzioni per disinnescare l’ordigno, spiegando come l’aveva preparata.
Il movente è stato lo stesso Roberto a spiegarlo, nei giorni successivi, sul suo blog, mentre già erano iniziate le ricerche. Di Santo, separato e padre di due figli, si manteneva sinora con dei lavoretti come elettricista o idraulico nella zona. Ma – come ha spiegato sul blog in una lettera aperta destinata al presidente della Repubblica – è stato«costretto a lavorare in nero, per il poco lavoro e la mancata tutela. Dei 14.600 euro guadagnati con il sudore, 5.200 non mi sono stati ancora pagati e 6.200 il sistema me li ha carpiti con destrezza».
Se il primo attentato è nato da questioni meramente private (le liti con i vicini di casa del padre e della sorella), il secondo è stato l’incendio della sua auto (che era anche una pista per i carabinieri a caccia di sue tracce) davanti al tribunale di Chieti (foto a destra).
Roberto ha agito con intelligenza nei suoi deliri. Sapeva che la telecamera di sorveglianza del tribunale era guasta, e ha scelto per il rogo la sera del 10 gennaio, in cui da Santoro era ospite il Cavaliere, quando mezz’Italia era incollata alle tv e nessuno faceva caso a lui. D’altra parte, si è avvicinato al tribunale con la sua auto, sovrapponendo alla targa quella di un suo vecchio furgone in disuso. Nel 2003, il Tribunale di Chieti lo aveva condannato per il possesso di una pistola con silenziatore che lui stesso si era fabbricato: dopo quel fatto, sono seguite la separazione, e la crisi della sua impresa specializzata in lavori di ristrutturazione.
IL ROGO DI IERI. Sul suo sito, in un altro dei messaggi deliranti, Di Santo ha spiegato che è arrabbiato per le ingiustizie sociali, le tasse inique, un sistema corrotto anche nella magistratura: «Ditemi, quando il popolo vi ha dato l’autorità di parlare a nome suo? Con questa falsa autorità volete fare giustizia? In legittima difesa di chi soffre combatterò questo sistema».
Nel primo messaggio, quello del 9 gennaio, Di Santo ha promesso ai carabinieri che, se non lo avessero preso prima, lui si sarebbe consegnato dieci giorni dopo. Ieri però ha cambiato idea. In questi giorni i carabinieri hanno allestito posti di blocco, tenuto sotto osservazione le case dei parenti, interrogato testimoni. Sanno che Di Santo si sposta e vive in camper, e che deve essere rimasto in zona. Ma ancora non sono riusciti a prenderlo.
Ieri, Di Santo ha fatto trovare nella mattinata, tra le sbarre del cancelletto della casa del padre, un dvd destinato ad una tv locale. Mentre i carabinieri raggiungevano la casa per i sopralluoghi e visionavano il video, un uomo in sella ad una bicicletta ha fatto trovare un nuovo dvd davanti alla sede della tv. Era Roberto, scappato subito, quasi sparito. Nei video ha annunciato un nuovo gesto e che non si sarebbe più fermato. Poche ore dopo, un nuovo rogo ad una casa disabitata a Madonna degli Angeli (Ch), in passato una casa famiglia, allestita dall’imprenditore Vincenzo Angelini.