A Bruxelles il 47% degli alunni studia l’islam. Poi la morale laica. Poi la religione cattolica
All’interno della scuola primaria di Bruxelles, le percentuali sono così ripartite: il 47 per cento dei bambini segue lezioni di religione islamica, il 28 per cento circa di “morale laica” e solo il 23,3 per cento di religione cattolica. Quest’ultima, a seguito della secolarizzazione dilagante, diminuisce la sua influenza nella scuola secondaria: solo il 15,2 per cento degli adolescenti la segue, preferendo l’islam – 41,4 per cento – e la “morale laica” – 37,2 per cento.
La situazione della capitale, tuttavia, non è un valido termometro dell’intera nazione. In Fiandra, ad esempio, ben l’81,8 per cento dei liceali segue corsi di cultura cattolica, mentre il 13,1 per cento di morale laica. Gli islamici si presentano con una fetta minima del 3,8 per cento. In Vallonia, invece, i dati si ribaltano: la stragrande maggioranza dei fanciulli – 64,2 per cento – preferisce educarsi all’etica laica, mentre i cattolici sono al 26,4 per cento. I musulmani, all’ultimo posto, vantano una presenza scolastica pari al 7,8 per cento.
La condizione di Bruxelles è specchio di una nazione intrinsecamente ricca di conflitti confessionali. E solo qui gli islamici sembrano prendere il sopravvento. D’altronde, insieme a Londra e alla svedese Malmö, Bruxelles è una delle capitali “musulmane” europee, con circa 300 mila musulmani di cui il 60 per cento praticante. Alcuni di essi sono abitanti locali convertiti, per lo più giovani: come Muriel Degauque, morta a Bagdad in un attentato suicida nel 2005.
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