«Campo rimanda a uno spazio d’azione, a un’orizzontalità che mi è vicina. Si lega a un immaginario semplice – scrive l’artista triestino Andrea Kvas, raccontando la retrospettiva Campo che dal prossimo 8 febbraio prende vita nello spazio del Sacello del Museo Marino Marini di Firenze-. A volte penso al lavoro come alla cura di un giardino. Un sistema vivo, dove c’è solo un costante modificare, se stessi e il giardino. Non si parla di risultati, ma di effetti, ripercussioni, evoluzioni, mutazioni, cicli. Campo mi fa pensare anche a un “accampamento”, alla tappa di qualcosa che è in movimento, che arriva, si ferma per un periodo e poi riparte. Al gioco, ma anche alle battaglie. E’ uno spazio convenzionale adibito a una cosa, come d’altra parte è uno spazio d’arte».
E in effetti si tratta di una retrospettiva che è nata e si modifica all’interno del microcosmo che la accoglie, dove l’artista ha seguito una serie di lavori composti da elementi in poliuretano espanso e legno, rielaborandoli in situ e facendoli crescere “in progress” fino al giorno dell’inaugurazione. Aperta fino al 6 aprile 2013 la retrospettiva fiorentina presenta l’universo dell’artista che gioca con un’infinità di materiali, dagli acrilici alle idropitture, dai pigmenti naturali e sintetici alla farina e alla polvere di marmo, modificandoli e ibridandoli senza sosta e a più riprese.