Tratto da: Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro, “Viva il Papa!”, Vallecchi, 2010, pp.171 e seguenti
«La fedeltà e l’obbedienza al Papa non va confusa assolutamente con i sentimenti di simpatia, di affetto, di stima umana che si possono provare per la persona del Sommo Pontefice. È del tutto ovvio che questi sentimenti siano un fatto molto positivo, che essi devono essere alimentati, e che sono anzi del tutto comprensibili, visto che normalmente colui che veste i panni del Papa è anche un uomo amabile, buono, pieno di carità e di pazienza, colto, intelligente. Ma sarebbe un errore confondere la grandezza del papato con la grandezza “mondana” di un singolo Papa. Il cattolico ama, difende e segue il Papa perché ama, difende e segue la Chiesa e la sua ininterrotta tradizione. Un Papa può essere più o meno telegenico, può muovere poco o tanto le folle, può apparire più o meno simpatico. Tutto questo conta, ma non è l’essenziale. L’essenziale è riconoscere che la grandezza di questo uomo vestito di bianco dipende da un unico fatto sovrumano: egli è il successore legittimo di una lunga catena di successori dell’apostolo Pietro. Il papato è il centro della Chiesa non per volontà umana, e nemmeno per il carisma comunicativo o per la leadership dell’uomo che incarna il ruolo del Pontefice. Diciamo tutto questo perché l’utilizzo di criteri sbagliati conduce coerentemente a formulare giudizi sbagliati. Capita così di sentire cattolici che si abbandonano a considerazioni banalmente superficiali proprio sulla figura del Santo Padre: “Questo Papa mi piace di meno di quello che c’era prima”, “Questo Papa è più colto del suo predecessore”, “Quel tal Papa sì che era umano, questo è freddo”, “Però, si vede che questo non è italiano”».