Due su due. Di nuovo l’intervista che papa Francesco ha rilasciato ad Eugenio Scalfari su Repubblica, e pubblicata domenica 13 luglio, è stata sconfessata dalla Santa Sede (una fonte vicina al Pontefice ha fatto sapere a Vatican Insider che era chiaro anche a Scalfari che si trattava di un colloquio provato, da non trasformare in intervista).
È la seconda volta che il Vaticano rettifica pesantemente Scalfari. Già per il precedente colloquio la Santa Sede era dovuta intervenire per precisare che alcune affermazioni attribuite al Santo Padre dal Fondatore di Repubblica non rispecchiavano il pensiero dell’intervistato, ma dell’intervistatore che, come lui stesso ammise, non avendo registrato la conversazione, era, più che altro, andato a memoria, nel riferirne il contenuto (il Vaticano, infatti, tolse dal suo sito il testo dell’intervista).
D’altronde il fondatore del quotidiano romano ha un po’ questo vizietto di far dire al Papa quel che vuole lui. In un’altra circostanza, il giornalista aveva scritto che Francesco nell’Evangelii Gaudium aveva abolito il peccato. Anche in quell’occasione padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano aveva dovuto smentirlo sottolineando come Scalfari «non si trova sempre a suo agio in campo biblico-teologico».
Così è accaduto anche questa volta. Repubblica, in evidente imbarazzo, parla di “precisazione”, ma quello che ha fatto ieri padre Lombardi è aver vergato una nota di precisazione abbastanza (eufemismo) dura. «Su “la Repubblica” – scrive Lombardi – di questa domenica mattina viene pubblicato con grande evidenza il resoconto, firmato da Eugenio Scalfari, di un suo nuovo colloquio con il Santo Padre Francesco. Il colloquio è cordiale e molto interessante e tocca principalmente i temi della piaga degli abusi sessuali su minori e dell’atteggiamento della Chiesa verso la mafia. Tuttavia, come già in precedenza in una circostanza analoga, bisogna far notare che ciò che Scalfari attribuisce al Papa, riferendo “fra virgolette” le sue parole, è frutto della sua memoria di esperto giornalista, ma non di trascrizione precisa di una registrazione e tantomeno di revisione da parte dell’interessato, a cui le affermazioni vengono attribuite. Non si può e non si deve quindi parlare in alcun modo di un’intervista nel senso abituale del termine, come se si riportasse una serie di domande e di risposte che rispecchiano con fedeltà e certezza il pensiero preciso dell’interlocutore. Se quindi si può ritenere che nell’insieme l’articolo riporti il senso e lo spirito del colloquio fra il Santo Padre e Scalfari, occorre ribadire con forza quanto già si era detto in occasione di una precedente “intervista” apparsa su Repubblica, cioè che le singole espressioni riferite, nella formulazione riportata, non possono essere attribuite con sicurezza al Papa. Ad esempio e in particolare, ciò vale per due affermazioni che hanno attirato molta attenzione e che invece non sono attribuibili al Papa. Cioè che fra i pedofili vi siano dei “cardinali”, e che il Papa abbia affermato con sicurezza, a proposito del celibato, “le soluzioni le troverò”. Nell’articolo pubblicato su Repubblica queste due affermazioni vengono chiaramente attribuite al Papa, ma – curiosamente – le virgolette vengono aperte prima, ma poi non vengono chiuse. Semplicemente mancano le virgolette di chiusura… Dimenticanza o esplicito riconoscimento che si sta facendo una manipolazione per i lettori ingenui?».