Si torna a votare e l’urgenza è sempre “ricominciare da Uno”

Don Luigi Giussani al convegno della Dc di Assago nel 1987
Don Luigi Giussani (a destra in primo piano) al convegno della Dc di Assago nel 1987 (foto Ansa)

Caro direttore, «Ricominciamo da Uno», disse il servo di Dio don Luigi Giussani correggendo il titolo del settimanale Il Sabato, che aveva commentato la pesante sconfitta nel referendum sull’aborto tenutosi nel 1981 (77 per cento di sì all’aborto contro il 33 per cento di no) con questo proclama: «Ricominciamo da 33». Giussani sfoderò, con il solito anticonformismo, la formidabile sintesi per la quale ha speso tutta la vita: ricominciare da Uno, con la U molto maiuscola, cioè, tanto per non essere fraintesi, da Gesù Cristo.

Rileggendo il libro L’Io, il potere, le opere, è impressionante come il caro don Giussani riportasse ogni tema (potere, opere, politica, lavoro) all’origine della vera grande novità successa nella storia del mondo e cioè il fatto che Dio abbia deciso di farsi uomo, attraverso, appunto, Gesù Cristo. Se ciò è avvenuto non si può prescindere da Lui.

Ricominciare da Uno non significa, naturalmente, applicare in modo automatico le norme nate dall’esperienza cristiana, ma non eliminare dalle nostre decisioni, anche quelle più pubbliche, il percorso che parte dalla considerazione che il senso ultimo della vita e della storia è venuto tra di noi e continua ad essere tra di noi. Non si può censurare il fatto decisivo accaduto in modo imprevisto nella storia e, quindi, nella vita di ciascuno di noi.

Le colpe di tutti

Penso che, anche di fronte alla grande confusione di questo periodo ed in particolare a quanto è accaduto in questi giorni nella nostra politica, sarebbe bene ricominciare da Uno, cioè da un criterio che tenga conto di tutta la realtà per il bene di tutti, a cominciare da una “operazione verità” (rubo questa espressione all’amico Giovanni Cominelli) che nessuno sta facendo, perché la colpa è sempre di un altro.

Nel caso specifico, mi pare che tutti abbiano sbagliato: Sergio Mattarella quando ha scommesso su una mission impossibile, evitando il rapporto diretto con il volere del popolo; Mario Draghi quando ha posto una questione di fiducia in un momento in cui non era necessario ed ha rifiutato di dirigere un governo rinnovato (in realtà quello di prima era un governo di sinistra dove il potere determinante era in mano al Pd); Enrico Letta quando ha creduto nelle chimere; i grillini, ma questo era scontato; il centrodestra quando si è diviso, in parte partecipando a un governo imposto da altri ed in parte stando in una facile e comoda opposizione; molti ministri quando hanno mostrato clamorosamente di infischiarsene del parere dei cittadini. Speriamo, ora, che almeno vinca il popolo.

Il momento dei grandi ideali

Ma se si vuole veramente vincere nel tempo, occorre, in tempi brevi, una rivoluzione di pensiero. Occorre, cioè, che i politici la smettano di occuparsi solo del loro piccolo orticello. La politica e l’intera società pongano in gioco i grandi ideali, senza dei quali l’umanità non può fare veri progressi. Soprattutto i politici cattolici dovrebbero aiutare tutti a ripartire da Uno, cioè da un criterio di verità e di carità, senza il quale nessuna politica può essere utile. È inevitabile che senza tali grandi ideali gli elettori, già ridotti a malpartito dalla cultura individualista che li sta invadendo, non trovano motivi validi per scomodarsi.

Ripartire da Uno obbligherebbe anche ad usare un linguaggio diverso ed a cambiare parole che oggi non hanno più senso, come, ad esempio, “centro”, “destra”, “sinistra”. E a dare contenuti reali a parole abusate che non dicono più nulla. Per esempio: cosa significa “populismo”? Serve solo a squalificare qualcuno, oppure significa qualcosa di reale e di vero? E ciò vale per tante altre parole.

Mi rendo conto che, essendo già iniziata la campagna elettorale, è molto difficile “ricominciare da Uno” da parte di chi da anni non è più abituato a tale lavoro. D’altra parte, ogni campagna elettorale costituisce una grande occasione per proporre messaggi nuovi, capaci di toccare la sensibilità della gente. E allora perché non tentare? L’alternativa è ripetere parole solite e stanche, divenute banali e che non scaldano più né la testa né il cuore.

Da dove scaturiscono i valori

Tutti abbiamo bisogno di dare una senso alla nostra vita e, quindi, anche alla politica, che riguarda il nostro vivere insieme. Nel grande discorso di Assago del 1987 (pubblicato nel libro sopra citato), don Giussani diceva:

«La politica in quanto forma più compiuta di cultura, non può che trattenere come preoccupazione fondamentale l’uomo. […] La cosa più importante è che l’uomo è “uno” nella realtà del suo io […]. Che cosa determina, cioè dà forma a questa unità dell’uomo, dell’io? È quell’elemento dinamico che attraverso le domande, le esigenze fondamentali in cui si esprime, guida l’espressione personale e sociale dell’uomo. Io chiamo “senso religioso” questo elemento dinamico […]. Il senso religioso appare, così, la radice da cui scaturiscono i valori».

Attualmente, la politica attraversa una grave crisi anche perché si è allontanata, coscientemente o incoscientemente, da questa posizione e così ha finito per seguire solo i propri interessi e non servire le domande dell’uomo, cioè del popolo. Ciò, purtroppo, è successo anche a molti cattolici.

Ma allora, se vogliamo veramente intraprendere cose “nuove”, perché non ci chiediamo da dove ripartire? Da Uno oppure dalle lobby (ideologiche e finanziarie) con cui il potere continua a trovarsi?

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