Lo sforzo del Papa per la pace che tutti dovrebbero sostenere

Papa Francesco
Domenica 2 ottobre all’Angelus papa Francesco si è appellato a Putin e a Zelensky invitandoli a trattare la pace tra Russia e Ucraina (foto Ansa)

Sulla Nuova Bussola quotidiana Nico Spuntoni scrive: «Come Benedetto XV, un secolo fa, predicò contro “l’inutile strage” della Grande Guerra, papa Francesco fa appello perché la guerra in Ucraina si fermi. Prima che diventi la grande guerra del nostro secolo. Pur distinguendo l’aggressore dall’aggredito, si rivolge anche a Zelensky perché torni a dialogare».

L’appello di Francesco è particolarmente rilevante perché, al contrario di quello di Benedetto XV, avviene prima che si scateni un generale conflitto mondiale. Ogni persona di buona volontà dovrebbe in qualsiasi modo sostenere lo sforzo del Papa.

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Sulla Zuppa di Porro Rino Cammilleri scrive: «Dunque, i russi si sarebbero autoinflitti un danno di oltre 21 miliardi al solo scopo di dare la colpa a Biden. Non solo. L’acqua di mare, entrata nelle falle dei due tubi, li danneggerà per anni. E a quella profondità le eventuali riparazioni sono proibitive. Ovviamente, da qui ad allora, la situazione politica internazionale si incaricherà di rendere inutili economicamente quelle condotte. Il politico polacco Sikorski ha esultato sul web: “Grazie Usa!”. Strano, nessuno gli ha detto che, anche qui, è stato Putin? Forse è stato depistato dal fatto che nei giorni del sabotaggio una squadra anfibia americana è stata vista transitare da quelle parti».

Cammilleri è un magnifico provocatore, un intellettuale che aiuta a pensare invece che ad arrendersi alla retorica e alla propaganda. A mio avviso, in questa sua frase che riporto, si sottovaluta la disperazione imperialistica di Vladimir Putin, che può spingerlo a fare qualsiasi cosa, anche a sabotare masochisticamente un proprio gasdotto. Eppure come al solito la provocazione cammilleriana è utile: se avesse ragione, se il sabotaggio del Nord Stream fosse occidentale, che comportamento dovremmo avere verso chi non coglie come una guerra con una potenza nucleare deve avere una strategia articolata e sorvegliata per non mettere a rischio tutto il pianeta?

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Su Dagospia si riprende un articolo di Federico Rampini per il Corriere della Sera dove si scrive: «“La Russia ha perso la guerra, ora dobbiamo impedire la sua escalation nucleare. Potremmo batterla anche in quello scenario ma la natura delle relazioni internazionali e l’intero sistema mondiale verrebbero sconvolti. La diplomazia deve tornare in azione”. Henry Kissinger parla al Council on Foreign Relations di New York».

Nessun appeasement kissingeriano verso Putin, ma il monito all’amministrazione Biden a tener presente che nel mondo non bastano solo le armi, serve anche la diplomazia.

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Sugli Stati generali Jacopo Tondelli scrive: «Mentre in Italia ci chiediamo se Giorgia Meloni farà un governo “alla Alemanno” o un Draghi in minore, il mondo scivola sull’orlo di un conflitto di larga scala».

Tondelli è una persona di sinistra che non si arrende al dominio della retorica e della propaganda. Battere l’aggressione imperialistica grande russa senza scatenare un conflitto globale richiede una visione politica che nella sinistra in Italia, la nazione che ospita il Vaticano, sarebbe particolarmente necessaria, anche per i nostri rapporti speciali con gli Stati Uniti che ci offrirebbero l’occasione di esercitare un ruolo importante nello scenario internazionale.

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