Quelle «leggi vaghe» che minacciano la libertà religiosa

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Come segnala nel suo blog il vaticanista della Stampa Marco Tosatti, è uscito il rapporto annuale dell’Uscirf (United States Commission on International Religious Freedom), un organo indipendente istituito dal governo federale statunitense i cui membri sono nominati in maniera «bipartisan» e hanno l’incarico di «difendere il diritto alla libertà religiosa nel mondo», riportando notizie di violazioni ed elaborando «suggerimenti per il presidente, il segretario di Stato e il Congresso», come spiega l’organizzazione nel suo sito.

Il documento, datato “April 2016”, segnala diversi fatti che i lettori di Tempi e tempi.it conoscono bene e ne riporta molti altri, dividendo i paesi in cui la libertà religiosa è particolarmente a rischio in due categorie: quelli che si distinguono per «violazioni particolarmente gravi e sistematiche» (Myanmar, Cina, Eritrea, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan, Repubblica Centroafricana, Egitto, Iraq, Nigeria, Pakistan, Siria, Tajikistan, Vietnam) e quelli in cui «le violazioni commesse o tollerate dal governo sono serie» (Afghanistan, Azerbaijan, Cuba, India, Indonesia, Kazakhstan, Laos, Malesia, Russia, Turchia).

Il rapporto contiene però un paragrafo intitolato “Hate Speech Laws” che riguarda anche tanti paesi occidentali dove in genere l’esercizio della libertà religiosa si ritiene garantito. Secondo l’Uscirf invece non è così. Scrivono i commissari:

«La pubblica, pacifica condivisione delle convinzioni religiose non è solo una componente integrante della libertà religiosa, è anche protetta dalla libertà di espressione. Questa include l’espressione di convinzioni che possono risultare offensive per altri o controverse a livello sociale, come le opinioni sull’omosessualità, l’aborto o le altre religioni. Leggi vaghe ed eccessivamente estensive contro “l’incitamento all’odio” che comprendano discorsi che non arrivano a incitare alla violenza rappresentano un rischio di congelamento della libertà di espressione. Se usate contro la pacifica espressione di convinzioni, possono generare violazioni della libertà di parola e di religione».

Foto Ansa

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