Non facciamo finta di non vedere, non facciamo finta di non sapere. L’arte, come ben noto, non è soltanto appagamento dalla bellezza estetica, ma è anche presa di coscienza della realtà, di quella realtà che può essere crudele, amara, dura, difficile, inspiegabile. Ed è quella realtà brutale, raccontata attraverso il fotogiornalismo, ad essere protagonista della mostra Rise and fall of Apartheid: Photography and the Bureaucracy of Everyday Life aperta, fino al 15 settembre 2013, presso il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano e ideata dall’ ICP International Center of Photography di New York.
Si tratta di un progetto che raccoglie il lavoro di circa 70 fotografi, artisti e registi, che si sono cimentati sul tema dell’apartheid – ovvero di quel sistema della politica del nazionalismo afrikaner che promuoveva, prima e dopo la seconda guerra mondiale, la segregazione razziale in modo da mantenere il potere nelle mani dei bianchi – e i suoi effetti sulla vita quotidiana in Sud Africa, tra cui quella di di negare e privare dei propri diritti civili di base africani, meticci e asiatici. Una mostra che ci informa e ci sensibilizza, lasciando un segno. Come poche.