Una breve riflessione intorno al giustamente prestigioso Premio internazionale di Cultura Cattolica di Bassano del Grappa, attribuito quest’anno, e ne siamo lietissimi, a Sua Eccellenza Mons. Luigi Negri.
In che senso si può parlare di cultura cattolica?
La cultura è generata da un’esperienza di vita: se questa esperienza è vissuta nell’incontro con il Cattolicesimo, allora la cultura può a buon diritto definirsi cattolica.
L’esperienza cristiana è risposta ragionevole, adeguata, al bisogno umano; essendo razionale, tutti vi si possono riconoscere. E’ universale.
Aggettivare la parola cultura, in questo senso, può essere retorico o fuorviante, se riduce la cultura e l’esperienza che la genera a opinione. Mentre indicare un’origine particolare non significa escludere l’universalità delle conseguenze.
Perciò, quando Mons. Negri afferma che la cultura cattolica, o quello che ne resta, rischia di rimanere subalterna o di avere bisogno di una certificazione resa altrove, ci domandiamo se non stia dicendo che rischi di affievolirsi l’esperienza di vita cristiana come ragionevolezza del vivere e venga meno la cultura, senza aggettivi, al mondo tutto.
Infatti, se da qualche parte ci fosse cultura essa sarebbe cattolica, cioè universale, perché ragionevole.
E viceversa.