Dimenticatevi il “love at first sight”, ovvero l’amore a prima vista. Qui l’artista si distacca dalla fase passionale con cui ha creato l’opera, innalzando un ponte dal momento del concepimento fino a un punto estremo di non ritorno che solo lo spettatore potrà attraversare. In questo modo l’atto creativo diventa un pretesto per suscitare riflessioni istintive, libere e non imposte e per ritrovare un nuovo legame con l’opera, per iniziare ad amarla sotto un altro punto di vista. Ecco cosa racconta la personale italiana di Nazafarin Lotfi intitolata Love at last sight, che aprirà dal 15 gennaio al 9 marzo del 2013 presso al Brand New Gallery di Milano, di un amore in divenire verso un’opera che diviene il punto di partenza di un lavoro successivo.
Sono lavori monocromi, grigi, bianchi, neri, cubici, composizioni scandite dalla transitività dei materiali, dove le superfici assorbono la luce e spengono ogni forma di visibilità. Forti gli spunti architettonici, prediletti dalla giovane artista iraniana classe 1984, come gli spazi vuoti e le interruzioni che rappresentano un invito verso l’ignoto, verso i confini smussati e offuscati.