Il Rinascimento italiano è un trionfo di Pietà. L’elenco degli artisti che si sono cimentati in maniera eccellente con questo tema iconografico biblico di origini tedesche, che rappresenta la Madonna mentre tiene sulle ginocchia il corpo senza vita di Cristo dopo la passione e la deposizione, è davvero immenso: Michelangelo, Tiziano, Mantegna, ci hanno lasciato toccanti rappresentazioni di quell’Imago Pietatis che può esser considerata tale solo se, come diceva Panofsky, stabilisce un rapporto empatico con lo spettatore. E’ sicuramente il caso della Pietà di Giovanni Bellini, appartenente alla Pinacoteca di Brera di Milano, il cui restauro, concluso alla fine del 2012, è l’occasione per l’apertura di una mostra che ripercorre, attraverso 26 sceltissime opere, il tema del Cristo in pietà attraverso una bella selezione di opere del pittore veneziano e della sua bottega.
Dal titolo Giovanni Bellini. La nascita della pittura devozionale umanistica, la retrospettiva, che aprirà i battenti dal prossimo 9 aprile fino al 13 luglio 2014, accosta alla straordinaria composizione del protagonista una serie di importanti prestiti come la Pietà del Museo Civico di Rimini e quella, sempre di Bellini, della Pala di Pesaro, ora conservata nei Musei Vaticani, la Pietà marmorea della chiesa di San Gaetano a Padova, attribuita all’ambito di Donatello, quella di Andrea Mantegna – qui di casa – dalla cimasa del polittico padovano di San Luca, la lunetta con la Pietà di uno dei trittici di Santa Maria della Carità a Venezia, in prestito dalle Gallerie dell’Accademia, la Pietà dell’Accademia Carrara di Bergamo, la Pietà del Museo Correr di Venezia e altre due versioni di Marco Zoppo e Giorgio Schiavone provenienti dalla National Gallery di Londra. A chiudere la mostra è, infine, la Madonna del magistrato da Mar di Bellini (anche questa dalle Gallerie dell’Accademia), che fonde in un unico dipinto il tema della Madonna e quello della Pietà, dove il Bambino giace sul grembo della Vergine, con un braccio abbandonato in un sonno così profondo che prefigura la futura morte salvifica.