Il Comune di Mosca ha approvato la proposta di installare un monumento allo scrittore e difensore dei diritti civili Aleksandr Solženicyn. L’idea, presentata dal direttore del Centro studi Solženicyn, prevede che si collochi una statua nei giardinetti vicino alla chiesa di San Martino confessore, lungo il viale che porta il nome dello scrittore (in precedenza via Grande Comunista). Verrà indetto un concorso pubblico per poi scegliere il progetto – probabilmente sovvenzionato dal ministero della Cultura – da realizzare nel 2018 per il centenario della nascita di Solženicyn.
Nello stesso anno dovrebbe aprire un museo a lui dedicato a Rjazan’, dove visse e lavorò dal 1957. Qui Aleksandr Isaevič scrisse Una giornata di Ivan Denisovič, primo racconto-testimonianza sull’universo concentrazionario sovietico che, pubblicato sul prestigioso mensile letterario Novyj Mir, andò letteralmente a ruba e diede inizio alla raccolta delle memorie sul GULag, culminate nei volumi dell’Arcipelago: «La pubblicazione dell’Ivan Denisovič mi mise in una situazione eccezionale: centinaia di persone mi inviarono testimonianze sui lager; dovevo dar loro ascolto, raccogliere, elaborare. Così cominciai a comporre l’Arcipelago».
Sempre a Mosca verrà allestito un museo-memoriale nell’edificio al numero 12 di via Tverskaja – attualmente sede della Fondazione Solženicyn, – dove egli visse negli anni ’70 finché gli venne tolta la cittadinanza e nel ’74 fu espulso dal paese.
Ne è riprova un recente sondaggio del Centro demoscopico Levada, in cui oltre il 50% degli intervistati ha valutato positivamente la figura di Lenin, mentre a livello politico è ancora in corso la diatriba sul destino della sua mummia, a un secolo dalla rivoluzione russa. E proprio la figura di Solženicyn sta avendo un posto rilevante in occasione di quest’altro anniversario: a metà aprile infatti il canale culturale della tv ha trasmesso per quasi due ore la lettura delle Riflessioni sulla rivoluzione di febbraio. Il testo, scritto negli anni ’80 al termine de La ruota rossa (l’imponente saggio dedicato alla rivoluzione), è stato letto da rappresentanti della cultura, docenti e studenti dell’Università moscovita per le Relazioni internazionali, segno che si è alla ricerca di un giudizio storico che riesca a superare la mitologia del passato e del presente. Di questo, la Russia ha oggi un grande bisogno.
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