Anche quest’anno AAF (Affordable Art Fair) è alla porte. Dal 2 al 5 febbraio prende il via al Superstudio Più di via Tortona 27, a Milano, la seconda edizione della principale fiera internazionale dell’arte contemporanea low cost. Il direttore dell’evento, Marco Trevisan, è intervenuto a tempi.it per raccontare la genesi e il futuro di AAF.
Dopo essere stata visitata da 155 mila persone nel 2011, anche quest’anno AAF si prepara al suo secondo trionfo milanese. Cos’è che stimola il pubblico a partecipare ad una fiera d’arte contemporanea?
Il pubblico interviene volentieri per la possibilità di trascorrere un paio di ore piacevoli in un ambiente divertente, dove può trovare una vasta gamma di opere d’arte a prezzi accessibili e dove vengono offerti una serie di servizi gratuiti. È tutto il concept che aiuta a familiarizzare con l’arte e il mercato, in un contesto lontano dalla fredda realtà dei padiglioni fieristici.
Quest’anno le gallerie espositive sono 77, lo scorso anno erano 60 e anche lo spazio espositivo è cresciuto. C’è da aspettarsi che crescano anche i visitatori
Prevediamo di avere almeno 12.000 visitatori quest’anno, anche sulla base dei numeri registrati in altre città del network, al crescente interesse e al 30% di gallerie in più rispetto all’anno scorso.
Secondo lei quali artisti presenti cattureranno maggiormente l’attenzione?
L’ampia gamma di artisti e di opere di tutte le tecniche rende difficile far individuare alcuni nomi. Alcune correnti presenti, come la fotografia e il surrealismo pop, hanno già riscosto un certo successo in fiere simili alla nostra. È prevista anche la presenza di artisti affermati con opere di dimensioni contenute o edizioni limitate, come Ugo Nespolo, Maurizio Galimberti, Marco Lodola. Una sezione sicuramente interessante è la nostra Young Talents con 4 nomi nuovi (Andrea Pugiotto, Diana Dorizzi, Vincenza de Nigris, Isabella Mara) di artisti non rappresentati da gallerie ma selezionati dal nostro Comitato Consultivo.
Sembra che in questi tempi di crisi l’unica soluzione per mantenere a galla l’economia sia proprio l’arte. Lo scorso hanno la vendita è andata molto bene.
Non abbiamo l’ambizione di tenere a galla l’economia ma di consentire alle persone di appassionarsi all’arte e portare a casa il loro oggetto del desiderio senza troppi danni per il portafogli. In tempi di crisi questo aspetto conta molto, e l’arte non è più un “bene rifugio” ma un “luogo di rifugio” dalle negatività della vita quotidiana. Qualche volta gli acquisti si rivelano anche degli investimenti azzeccati e fruttuosi ma questo è un passaggio successivo, una piacevole conseguenza.