Su Dagospia si scrive: «”Letizia Moratti è un profilo connotato all’interno del centrodestra, il suo campo di appartenenza è quello. Per noi il sostegno alla candidatura di Moratti non è un’opzione”. Così all’ANSA il segretario lombardo del Pd Vinicio Peluffo».
Cambiare schieramento per ripicca è espressione di uno sbandamento psicologico chiaramente evidente nei comportamenti di Letizia Moratti: per questo sbandamento non si può non provare compassione, ma utilizzarlo per indicare il candidato alla presidenza regionale costituirebbe l’ennesima scelta catastrofica per il Pd.
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Sul Sussidiario Antonio Fanna scrive: «Significativa l’intesa con Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, per la quale “la Meloni è tosta, coraggiosa e determinata”. Metsola è originaria di Malta, isola che tiene alla difesa dei confini comuni almeno quanto l’Italia e che respinge barconi e navi delle Ong senza troppi riguardi».
Sul Sussidiario si sottolinea un elemento che andrebbe tenuto presente: a quale altro Stato mediterraneo dell’Unione europea si chiedono atteggiamenti verso i migranti analoghi a quelli che si chiedono a Roma? A Malta? A Cipro? Alla Grecia? Alla Francia? Alla Spagna?
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Su Strisciarossa Paolo Soldini scrive: «Staremo a vedere. Intanto gli aspetti politici dell’idea “confederale” dell’Europa che la destra, non solo quella italiana, sta cercando di affermare sembrano già delineare un preciso progetto, che più di un esponente di Fratelli d’Italia e di altri partiti con lo stesso orientamento, in primo luogo i polacchi del PiS, comincia ad enunciare apertamente: il combinato disposto tra la crisi evidente del Partito popolare e l’ascesa elettorale delle destre estreme in tanti paesi del continente, dovrebbe portare a un ribaltamento dei rapporti di forza nelle istituzioni di Bruxelles già con le elezioni previste nella primavera del 2024. Rotta l’alleanza con i socialisti e i liberal-democratici, il PPE diventerebbe il junior party di uno schieramento di destra-centro pronto a imporre l’idea confederale contro l’Europa come si è cercato di costruirla fino ad oggi. Addio Unione europea».
Soldini, da giornalista intelligente qual è, individua il punto politico centrale dei movimenti politici in atto nell’Unione europea: la progressiva saldatura tra conservatori radicali e moderati (cioè la gran parte del partito popolare europeo). Poi sostiene che questo processo politico minerebbe l’Unione che può reggere solo grazie al consociativismo tra popolari e socialisti. Una tesi discutibile a partire dalla constatazione che l’integrazione europea inizia a costruirsi senza (e spesso contro) gran parte della sinistra continentale, non solo i comunisti ma anche una forza come la Spd. Una riflessione sulle radici dell’integrazione avviata da democristiani come Alcide De Gasperi, Robert Schuman, Konrad Adenauer, da laici come Gaetano Martino, Altiero Spinelli e Jean Monnet, da socialdemocratici come Paul-Henri Spaak, sarebbe particolarmente attuale di questi tempi anche alla luce del solitario viaggio di Olaf Scholz a Pechino.
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Su Startmag Francesco Damato scrive: «Le cattive notizie per la presidente del Consiglio sono invece quelle provenienti da Forza Italia, dove aumentano le riserve, perplessità e paure derivanti dalla nuova fase del centrodestra orgogliosamente rivendicata dagli alleati rovesciandone la denominazione. Alla “scommessa del destra-centro” è dedicato con un certo sarcasmo l’editoriale odierno del direttore del Giornale della famiglia di Silvio Berlusconi. Che attribuisce proprio alla voglia o all’interesse della Meloni di marcare questa nuova identità dell’alleanza di governo risalente al lontano 1994 gli errori delle ultime misure adottate dal Consiglio dei Ministri, e destinate ad un difficile percorso parlamentare».
Damato coglie con intelligenza una delle correnti d’opinione che probabilmente creeranno difficoltà al governo Meloni: quella che considera ancora attuale l’egemonia di un moderatismo indefinito come garanzia per un governo di centrodestra. Questa opinione corrisponde a chi ritiene che l’Unione europea debba essere governata “solo” consociativamente, a chi esprime gli interessi di larghi settori di establishment anche economico che osteggiano un governo politicamente autonomo, a chi risponde a sistemi d’influenza straniera particolarmente pervasivi della vita dello Stato italiano. Dietro all’opinione a sostegno di un moderatismo indifferenziato vi sono dunque forze rilevanti. Forse, in questa fase storica, non è sicuro che prevarranno.