«Ricordati che devi morire» recita la nota locuzione latina tanto amata da poeti e pittori. Dalle danze macabre tardo medievali ai pastori dell’Arcadia di Poussin e Guercino, l’inevitabile incontro con la morte trionfa su nel mondo dell’arte con i suoi simboli agghiaccianti, i teschi, gli scheletri, le ossa. E’ un memento mori che si ripete e che trova sempre nuove forme artistiche di diffusione, dal design, alla musica, ai fumetti, al cinema, alla televisione, e nessun luogo o epoca ne è immune. Si intitola “MM. Hasta la Muerte/Fino alla Morte” ed è una retrospettiva che si presenta come una grande danza macabra nel mondo dell’arte, quella che dal prossimo 11 febbraio apre le porte al pubblico presso la Galleria Miomao di Perugia. Ispirata dalla lettura critica elaborata dal curatore Alberto Zanchetta sul saggio Frenologia della vanitas. Il teschio nelle arti visive (Johan&Levi, 2011), la retrospettiva mette insieme le opere di 34 autori internazionali di epoche diverse, tutti accomunati dall’interesse per l’iconologia della vanitas, ovvero di quel genere di natura morta costruita con simboli che alludono alla caducità della vita.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi