Tratto dal n.9/2012 di Tempi
Milano, 12 febbraio. Una domenica grigia, tanto che sembra che il sole non possa più ritornare. Grigio tutto: l’asfalto, il cielo, anche le nostre facce, per strada. Questa cappa pesa addosso. Penso all’oro trionfante dei girasoli in Toscana, questa estate, o al verde limpido del mare in Sardegna. Incredibile. Probabilmente, mi dico, ho sognato. Gli occhi si abituano al cielo color topo; quasi si assopisce lo sguardo, su questi toni morti. (Che giorni come questo, d’inverno, siano dati proprio perché vinca il sonno, e noi si riposi, e si dorma, così come dorme la terra nei campi sotto all’ultima neve? Un ritmo antico che si impone, sapiente: dormite, ora, perché presto vi dovrete svegliare).
Solo, di questa domenica spenta, mi restano in mente le candele che, in fila, ardono davanti a un altare in una chiesa di periferia. Sono tante, sotto a una Madonna scurita dal tempo; una schiera di candele allineate come una falange di soldati. Fisso le fiamme: oro, con dentro un’ombra appena di indaco. Si elevano come se volessero staccarsi dalla fonte di cera; tese, anelanti verso un invisibile oltre che le chiama, lassù nel buio della volta. Poi impercettibilmente ricadono su se stesse, per un istante, come scoraggiate nella loro ansia di cielo. Ma subito si riprendono, incalzate dalla spinta bruciante del fuoco. Eccole di nuovo che si allungano, esili.
Una porta aperta in fondo alla chiesa, un alito di aria: tutte le fiamme parallele si inclinano, poi si rialzano sincroniche – come ballerine che a lungo abbiano provato insieme un passo. Bruciano, indifferenti alla vita che resta a ciascuna di loro: di quelle lunghe, giovani, appena accese, e di quelle ridotte a un mozzicone, tremanti nella prossima fine. Tutte comunque, disciplinato esercito, si tendono insieme vero l’invisibile punto lassù in alto, che le attrae. La loro fiamma radiosa è l’unica nota viva in questa domenica intorpidita nel grigio.
Quante altre candele, penso, stamattina bruciano nella penombra delle chiese di Milano? Accese da mani di vecchi, o, incerte, tese in alto, di bambini. In tutte le chiese, e in Duomo, davanti a quell’altare della Madonna, a sinistra. Dove sempre c’è uno stuolo di candele ardenti che trasfigura in una luce calda le facce di chi lì davanti, inginocchiato, prega. (E non mancano mai, le candele davanti alla Madonna del Duomo). In una domenica cementizia di febbraio, quando sembra che il sole si sia spento, incatenarsi e incantarsi con lo sguardo all’oro tremante delle candele che bruciano nel silenzio delle chiese; mute testimoni di un desiderio, di una speranza che sotto a ogni cielo respira e vive, ostinata; pulsante, come il battito di un cuore.