L’imprevisto che salva la mia vita è letteralmente un abbraccio. Quello di papa Francesco

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L’unica cosa prevista nella mia vita è sempre stato l’imprevisto. Alcuni mesi fa il nunzio in Paraguay, monsignor Eliseo Ariotti, mi dice: «Sono stato dal Papa e mi ha chiesto come stai. Ma essendo molto tempo che non ti vedo ho risposto che non sapevo». Passano alcune settimane quando il nunzio mi dice: «Se vuoi venire dal Papa ti porto con me fra dicembre e gennaio». Rimasi sorpreso perché mai avrei potuto immaginare un regalo così grande.

papa-francesco-suor-sonia-asuncionCosì l’otto gennaio, in compagnia di suor Sonia, l’angelo della clinica, mi sono incontrato con il Santo Padre, che non solo ci ha ascoltati ma ci ha abbracciati. Il suo sguardo, semplice come quello di un bambino, esprimeva tutta la sua passione per Gesù e per l’uomo. L’abbraccio che ci ha donato l’abbiamo vissuto non solo come un fatto personale ma anche esteso a tutti i poveri che vivono con noi.

Era davvero Gesù che ci abbracciava e ci confortava invitandoci a camminare fiduciosi nella Divina Provvidenza. «Che bello, che bello», continuava a ripetere papa Francesco ascoltando quello che il Signore fa in questo piccolo barrio di Asunción.

L’abbraccio che ci ha regalato prima di andarcene è stato per me il riaccadere di quell’abbraccio di don Giussani che anni fa aveva salvato la mia vita ed è ciò di cui tutti abbiamo bisogno.

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