In una approfondita indagine sul “costo del jihad globale” il Centro di ricerca sulla radicalizzazione (Icsr) del King’s College di Londra e Bbc World Service hanno calcolato che nel solo mese di novembre sono state 5.042 le vittime dei gruppi terroristi islamici attivi nel mondo. «È come se gli attacchi del 7 luglio 2005 a Londra» che hanno fatto 52 vittime «si verificassero tre volte ogni giorno, lungo tutto il mese», ha detto Peter Neumann del King’s College. «I numeri sono sconvolgenti, soprattutto se si pensa che tre anni fa chiunque in Occidente diceva che era finita, Al Qaeda era in declino, sembrava sconfitta dal punto di vista strategico». Questi dati invece indicano chiaramente che il jihadisti sono «più forti che mai» e sono dotati di una enorme «potenza di fuoco».
Come mostrano le illustrazioni riprodotte qui (tratte da questo articolo della Bbc) è l’Iraq resta il paese più colpito dalla violenza dell’islam fanatico, seguito da Nigeria, Afghanistan e Siria. Il gruppo più sanguinario, prevedibilmente, è lo Stato islamico del sedicente califfo Al Baghdadi, a cui è attribuito addirittura il 44 per cento degli attacchi considerati dallo studio, per un totale di almeno 2.206 vittime. Il secondo è Boko Haram, la setta fondamentalista che ha dichiarato guerra alla Nigeria e che segue sempre più esplicitamente le orme dei tagliagole iracheni e siriani: 801 persone assassinate in 30 attacchi. Jabhat al-Nusra, la milizia affiliata ad Al Qaeda impegnata a combattere contro il regime di Assad in Siria, ha invece compiuto 35 attacchi che hanno causato 257 morti.
Nel “novembre nero” del terrorismo islamico 14 paesi del mondo sono stati colpiti complessivamente da 664 attentati, ben 650 dei quali sono stati compiuti da kamikaze. Gli autori si dicono certi che questa “guerra santa” globale si è rivelata essere molto più vasta rispetto a ogni previsione occidentale. Nuovi “eserciti” di tagliagole nascono in continuazione, stringono terrificanti alleanze e spesso si combattono tra loro alla ricerca di una macabra supremazia sulle aree alla loro mercé.