The Format – Contemporary Culture Gallery è uno spazio dedicato alla ricerca artistica di giovani emergenti italiani, al lancio di un nuovo collezionismo, all’organizzazione di concorsi per dare la possibilità ai giovani di emergere, alla realizzazione di mostre e progetti internazionali, come la retrospettiva aperta fino al prossimo 20 maggio della moldava Svetlana Ostapovici, I like to hear how the grass grow (Milano, via G. E. Pestalozzi, 10). Risponde alle nostre curiosità il direttore artistico e curatore Guido Cabib.
L’idea di The Format ha uno stampo internazionale. Cosa vi ha ispirato?
Oggi, che ci troviamo di fronte ad una crisi, non solo economica e finanziaria, ma anche e sopratutto di cultura di proporzioni globali, determinata da una ideologia fondamentalista del mercato, da uno sguardo corto e da un esterofilia esaltata della politica culturale, dobbiamo riflettere su quale sarà il ruolo dei contenitori culturali privati dedicati al Contemporaneo. Per fare ciò è necessario proiettarsi nel lungo periodo, reinventarsi, capire le culture, rivalutare i valori della collaborazione sulla sfrenata competizione. The Format si presenta come un contenitore culturale contemporaneo, molto più complesso del passato, che va oltre l’oggetto fisico e si manifesta con identità polisemiche.
Può spiegarci meglio il concetto di polisemico?
The Format assume una diversa prospettiva, ampia e pluralista, in grado di presentare la Cultura del Contemporaneo. Per questo le tre progettazioni (culturale, divulgativa e funzionale) devono integrarsi ad ogni latitudine del progetto, condividendo la visione iniziale e finale e le sfide che comporta.
Crescete nuovo collezionismo, ma in un modo insolito. Come mai questo ritorno al mecenatismo?
Nell’ultimo ventennio, abbiamo assistito ad una impressionante esplosione dell’ideologia market oriented e della conseguente brandizzazione dei linguaggi contemporanei, che ha, da una parte, fatto conoscere alla massa la cultura del Contemporaneo, ma allo stesso tempo ha modificato la percezione nel pubblico della reale utilità sociale della portata delle sue riflessioni innovative, sbilanciando l’attenzione su di un fattore marginale quale “l’oggetto artistico merce”. Il risultato è stato quello di non aver fatto crescere in termini innovativi il nostro Paese e di aver allontanato il concetto di collezionismo e mecenatismo che è alla base di ogni crescita collettiva.
Parteciperete anche ad Art Basel Off…
The grass grows| L’erba cresce è il titolo della mostra che si terrà dal 15 al 22 Giugno a Basilea, e che si propone di offrire una panoramica di un gruppo di artisti, italiani ed internazionali, tutti accomunati dalla vocazione alla ricerca e alla sperimentazione linguistica. L’esposizione vuole offrire un punto di vista complementare a quello della fiera principale, aprendo al pubblico presente una vetrina che è rigorosamente lontana dalle logiche commerciali proprie di quell’evento: alternativa, emergente e sperimentale.
Parteciperete anche a Mia (Milan Image Art), una fiera distante per la vostra modalità di lavoro associativa.
A Milano non esistono realtà innovative private atte adivulgare la ricerca e la sperimentazione, anzi insistono strutture che attraverso soldi pubblici si auto promuovono e promuovono operatori (curatori, media e Fondazioni private) che nulla hanno a che vedere con l’innovazione, il cui unico scopo e creare e difendere i loro investimenti privati attraverso i fondi pubblici. La loro ricerca è selettiva e salottiera, allontana il pubblico e crea diffidenza verso il Contemporaneo. La formula Mia, ossia la scelta di far esporre solo un artista con una mini mostra personale, pur soffrendo anch’essa di obsolescenza nelle attività divulgative e formative, resta un buon punto di osservazione interessante ed innovativo per la Fotografia e la cultura dell’immagine.
Andiamo alla mostra di Svetlana, Come viene sviluppato il rapporto tra uomo e natura nelle sue opere?
La ricerca artistica di Svetlana Ostapovici da sempre affronta questa tematica. La sua cultura di provenienza, la sua vita e la sua sensibilità aprono a visioni innovative che stimolano in noi una nuova coscienza, che non è quella prettamente ambientalista, ma si spinge verso il recupero del rapporto equilibrato tra l’essere umano e la natura; un rapporto che deve necessariamente abbandonare il concetto di dominazione ed assurgere ad una collaborazione costante e produttiva. L’acqua, la terra, la cultura ed il sistema dell’arte, sono elementi che interagiscono in questo nuovo progetto artistico di Svetlana.
Quale è il ruolo della cultura all’interno di questo connubio?
La cultura come apprendimento e conoscenza sta vivendo nel nostro Paese un momento drammatico, un trionfo di ignoranza, proprio nel senso di ignorare, di non chiedersi il perchè di ogni cosa. Il sistema dell’arte, che dovrebbe favorire la crescita collettiva attraverso la divulgazione di pensieri e riflessioni degli artisti, viene smascherato in un’ironica istallazione (Untitled, Untitled) , dove ritroviamo un autoritratto dell’artista, oppressa dall’eccesso di cataloghi e volumi che nulla hanno a che vedere con le ricerche degli artisti, ma che indugiano esclusivamente a mostrare immagini e schede tecniche che servono ad alimentare esclusivamente il mercato e non a nutrire le coscienze.
La modernità consente di apprezzare meglio i doni della natura?
La rivoluzione internettiana in atto, dovrebbe favorire la riacquisizione di una cultura e di una coscienza collettiva e costruire nelle nuove generazioni un corretto rapporto con l’Ambiente e La Natura. Bisogna stimolare i consumatori a scegliere prodotti che non distruggano ulteriormente ciò che le passate rivoluzioni hanno già distrutto. I concetti di recupero, riuso, innovazione,ricerca etc. vanno esaltati per farci capire che le abitudini di vita vanno anch’essi innovati.