Fino al 30 dicembre la Fondazione Mudima di Milano ospita la mostra Simona Caramelli. Until Next Morning. Le opere esposte, tutte inedite, ripercorrono la ricerca dell’artista negli ultimi due anni, che racconta a Tempi la propria esperienza.
“Until Next Morning” è il titolo della mostra, e anche una condizione della tua persona che soffre d’insonnia. La notte comunque porta sempre consigli, quali sono stati i suoi suggerimenti migliori?
Ho sofferto per un periodo di un insonnia importante, ad un certo momento mi sono stufata di tutto questo tempo notturno in cui le ‘visioni’ mi tormentavano o deliziavano senza prendere forma. Ecco, ho deciso di dare loro una forma. Questo stato notturno un po’ alterato, dove si è svegli ma allo stesso tempo un po’ straniati e staccati da se stessi, ha favorito la creazione della serie ‘I’. E poi, il silenzio che si sente di notte mi ha molto influenzato. Il titolo scelto per la mostra “UNTIL NEXT MORNING”, suggerisce una certa sospensione e un senso di aspettativa continua che c’è nel mio lavoro.
Nelle tue opere predominano il bianco e nero e la matericità. Come mai la scelta di lasciare da parte il colore e di preferire toni essenziali?
Dipingendo e lavorando di notte, in uno “stato alterato” dall’insonnia , non mi sono mai posta la domanda di quali colori usare, poiché li ho usati spontaneamente. Secondo me i colori ci sono, il giallo ad esempio, verde e poi il blu, ma probabilmente non sono così appariscenti da saltare agli occhi. Comunque i toni essenziali mi piacciono.
Quanto incide lo spazio che ti circonda nella resa delle opere? E’ più forte l’interiorità o l’esterno?
Per adesso l’interiorità…
Come la tua passata carriera di attrice ha influito sul tuo percorso artistico?
Non saprei dire se ha influito, certamente ma non l’ho mai analizzato in un modo razionale. Sono due espressioni artistiche che si avvalgono di mezzi diversi. Questo percorso è assai più complesso, almeno per me.