È un gusto – se si vuole – di nicchia quello per la scultura in avorio, nata da mani che più ferme non si può, da tanta pazienza e operosità, che per circa duecento anni, dalla metà del XVI secolo, fu molto di tendenza e, di conseguenza apprezzata come una delle più sofisticate forme di espressione artistica, nelle corti europee. Anche i più grandi scultori barocchi affrontarono questa tecnica, sia per una sfida personale, che per soddisfare i gusti dei committenti – imperatori, granduchi, principi, prelati, banchieri e papi.
Tornano adesso in auge presso il Museo degli Argenti di Palazzo Pizzi a Firenze queste composizioni nate dalle zanne di elefante, che accolgono il visitatore, grazie alle loro articolate forme e alla loro brillantezza diafana, in una atmosfera fiabesca e delicata. Dal titolo Diafane passioni. Avori barocchi dalle corti europee, la retrospettiva, da pochi giorni inaugurata, rimarrà aperta fino al 3 novembre 2013.