Sabato 29 agosto, durante la “Festa del Fatto quotidiano” organizzata dall’omonima testata presso i giardini di Castel Sant’Angelo a Roma, è andato in scena “Romanzo Capitale”, e cioè una lettura drammatizzata delle intercettazioni telefoniche raccolte (e già ampiamente diffuse dai giornali) nell’ambito dell’indagine giudiziaria nota come “Mafia Capitale”. Pubblichiamo di seguito alcuni stralci dell’ironica “recensione” dello spettacolo scritta da Fulvio Abbate per il Garantista, riproposta integralmente da Dagospia.
Sia detto senza polemica, ma i bravi attori – oh, ma bravi davvero bravi – che “recitano” le intercettazioni dell’inchiesta “mafia capitale” alla festa romana del Fatto Quotidiano con talento da commedia all’italiana reloaded, bravi e convinti, ma davvero convinti d’essere lì a piantare il papello della denuncia, tutti loro, sia detto con il massimo della franchezza, dimostrano il decesso giornalistico della fantasia camuffato però da morte della legalità.
Quella roba orchestrata per l’occasione dal capogita Travaglio, infatti, non è teatro civile, non è teatro militante, non è teatro verità, è piuttosto quanto di più crudele si possa ordire in termini scenico-politici. Roba da anvedi questo, anvedi chi cazzo se sente… Commedia scoreggion-criminale da stagione teatrale all’ombra della Quercia del Tasso, roba però che Maurizio Battista in confronto diventa Ionesco.
(…) Lo spettacolo degli attori bravi, davvero bravi, ordito invece dai convocati del Fatto Qutodiano grida vendetta in nome della vera ironia, grida vendetta contro la dittatura dell’ovvietà post-girotondina. L’ho detto o non l’ho detto che rappresenta il decesso della fantasia camuffato da morte della legalità?
Tu adesso, preoccupato dall’assalto oggettivo alla diligenza del bene comune del Campidoglio, mi dirai: è bene che la gente sappia tutto l’orrore che Buzzi, Carminati e il loro intero clan affaristico-criminale hanno donato all’Urbe, e qui sgorgano parole di veemente, necessario sdegno. Vuoi mettere, insomma, Sabrina Ferilli nostra che dice che ‘sto schifo deve da finì? Vuoi mettere, no?
(…) Tutta roba che, ahimè, non riesce tuttavia a diventare davvero teatro leggero tra Alvaro Amici e ri-Maurizio Battista, ma assomiglia semmai ai banner di gusto grillino che ammorbano Facebook e l’intera rete per denunciare ‘sti cornuti, ‘sti gran pezzi demmerda che ce stanno a rubbà li quatrini nostri… Retorica da M5S con prenotazione obbligatoria presso la trattoria “da Cencio la Parolaccia” (…). Mancava ancora la celebre “Nun me rumpe er ca’…” cantata da Gigi Proietti in versione giustizialista, piegata all’estetica del post-mani pulite pronta a trovare in Grillo, Casaleggio e nei loro adepti una nuova possibilità di vita, di platea. Sembra quasi che, finalmente, proprio grazie alla filodrammatica glamour del Fatto Quotidiano il compianto Bombolo abbia idealmente ottenuto la scrittura per vestire i panni di Madre Courage nell’ennesimo remake di Romanzo criminale. (…)
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