Per l’artista francese Mohamed Kahouadij tutto è cominciato dipingendo un maiale blu con i guantoni, da lí gli animali colorati che caratterizzano le sue opere si sono moltiplicati e, osservati uno dopo l’altro, sembrano quasi prendere vita, come in una sorta di zoo digitale.
Mohamed, tu pero’ non sei solo pittore di animali, anche se questi pare siano il tuo tratto distintivo…
Sono un pittore e uno scultore autodidatta, oltre che un chirurgo maxillo facciale. Ho cominciato a rappresentare gli animali da quattro anni, quando dipinsi un maiale blu con i guantoni da boxe. Era il periodo dello scandalo alimentare dell’influenza suina e mi resi conto che proprio in quel momento l’arte animale avrebbe potuto suscitare attenzione. Da lí in poi non ho più smesso.
In una intervista al magazine Libération hai detto che hai voluto rivisitare, attraverso le tue opere, il ritratto degli animali in modo contemporaneo…
Si, nella pittura l’arte animale occupa, la maggior parte delle volte, un posto marginale, secondario rispetto al livello di significato principale dell’opera. Io ho voluto invece “opacizzare” il significato primario e prendere la cosa in contropiede, per evitare anche di cadere in un simbolismo troppo banale.
Le tue opere sono caratterizzata da contrasti cromatici vivaci, c’è una forte dominanza dei toni “solari”, i rossi, i gialli accesi. Come decidi gli accostamenti?
Direttamente sulla tela. Una volta messo il primo colore, gli altri lo seguono passo dopo passo. E’ un lavoro molto istintivo che necessita di molti aggiustamenti. Il colore e il contrasto sono soprattutto una ricerca di equilibrio, come se si cercasse per tutto il tempo di camminare sulle uova.
Quali sono i tuoi prossimi programmi espositivi?