C’è un passaggio dell’intervista proposta oggi da Repubblica al sindaco uscente di Torino Piero Fassino, sconfitto al ballottaggio dalla pentastellata Chiara Appendino, che la dice lunga. La dice lunga sul trionfo dei grillini alle amministrative, ormai riconosciuto da tutti, ma anche sui primi commenti in merito del premier Matteo Renzi, secondo il quale le tante vittorie del Movimento 5 Stelle contro il centrosinistra al secondo turno delle elezioni amministrative non sono dovute a un voto di protesta ma a un voto «per il cambiamento».
Osserva il giornalista Sebastiano Messina: «La sconfitta di Roma era stata messa nel conto, dal Pd. Quella di Torino no». Risponde Fassino:
«Perché è giudizio unanime che questa città è stata governata bene. Anche se io, a tutti quelli che mi dicevano: “Lei non avrà problemi”, rispondevo: “Non è vero, perché soffia un vento che non tiene conto di come si è governato”. Le racconterò un aneddoto illuminante. Domenica esco dal seggio, entro in un caffè e una signora mi ferma: “Sindaco, volevo ringraziarla per tutto quello che ha fatto. Grazie a lei Torino è diventata una città bellissima, piena di cose”. Mi aspettavo che concludesse: e quindi l’ho votata. Macché. “Io ho votato la Appendino” mi ha detto. Ma perché? “Perché è bene cambiare”. Quando una ti dice così, cosa vuoi ribattere?”».
Foto Ansa