Ecco allora in primo piano gli scatti irriverenti di Diane Arbus, che amava studiare la normalità consapevolmente strana, o meglio, freak, dei soggetti catturati dal suo obiettivo, o le registrazioni di Stephen Shore del nuovo paesaggio urbano, opere, tutte, che si configurano come strumento di interpretazione e lucida analisi critica di un periodo storico in piena rivoluzione culturale e sociale, dove non mancano toccanti pratiche spirituali e intimiste nate da un processo di autoanalisi da parte dei giovani che soffrono le contraddizioni tipiche di un benessere così rilevante quanto devastante.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi