Integrazione e globalizzazione sono diventati termini scottanti. Ma sono nati come buoni propositi e come opportunità di crescita sia per il paese che accoglie che per la gente che viene accolta. Ecco che per gustare la retrospettiva Too early, too late. Middle East and Modernity, nell’ambito di Arte Fiera 2015, dobbiamo buttarci per un attimo alle spalle i pregiudizi e i sospetti che, soprattutto a causa del timore di perdere ciò che abbiamo, affollano i nostri pensieri. La mostra, curata da Marco Scotini, è ospitata presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna, e racconta, attraverso le opere di oltre sessanta artisti, il rapporto dell’Oriente con la modernità occidentale. Parola chiave è Medio Oriente, un termine geopolitico europeo coniato da un giornale inglese alla svolta del secolo scorso che ha continuato a esistere più come oggetto teorico, che come regione geografica.
Il termine indica in questo contesto espositivo un’area che si estende dal mondo arabo a quello turco-iraniano: dall’Egitto, all’Iraq, all’Arabia Saudita, all’Azerbaijan, all’Afghanistan, al Nord Africa, al Caucaso e all’Asia Centrale. Crocevia e porta d’Oriente sono Istanbul e la Turchia, a causa della loro posizione. La retrospettiva, visibile fino al 12 aprile 2015, ricostruisce, dunque, l’incontro dell’Occidente con il mondo musulmano, e si concentra sulla scena artistica contemporanea. Il titolo è tratto dal film sull’Egitto di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet Trop tôt/Trop tard del 1981, che parla delle lotte contadine della Francia del 1789 e dell’Egitto del 1952, le prime avvenute troppo presto, le seconde troppo tardi. Ma il parallellismo viene fuori da sé.