Dagli scatti in bianco e nero di matrice neorealista, all’esaltazione del particolare sulla pellicola a colori, Nino Migliori (Bologna, 1926) è uno degli artisti che ha calcato da protagonista le scene dell’evoluzione linguistica della fotografia in Italia. Inizia a soli 22 anni, nel dopoguerra, accostandosi alla fotografia realista e confrontandosi con l’ingombrante prodotto dell’industria cinematografica dell’epoca, ovvero la scuola del Neorealismo. Assorbe poi gli spunti concettuali degli anni Sessanta, lasciandosi alle spalle l’idea del fotografico come specchio della realtà, nutrendo sempre il suo percorso creativo di sperimentazione e gioco, e mantiene forte il contatto con le Avanguardie europee.
Un percorso di vita denso, che sarà possibile gustare presso la Photographica FineArt di Lugano, che dal 26 marzo al 15 maggio 2015 gli dedica la retrospettiva, curata da Denis Curti, intitolata Nino Migliori. Incanto e illusione. Ecco che lo spettatore potrà prender confidenza con i suoi Manifesti strappati e con i Muri e degli anni ‘50, per poi gustare la serie Il tempo rallentato, e la recente produzione di Cuprum, un lavoro inedito composto dalle tracce umide dei bicchieri di birra sui tavolini di un pub londinese. Le fotografie proposte, sebbene raccontino solo una parte della parabola creativa di Migliori, riescono a ricostruirne i numerosi approdi espressivi che, nel tempo, hanno fatto da fondamenta per la ricerca di nuove e moderne esplorazioni visive.