Oggi su Libero è stata pubblicata la lettera che un quindicenne iracheno ha inviato a suo padre per raccontargli cosa è accaduto alla loro famiglia. La lettera, racconta il quotidiano, è stata letta durante un incontro tenutosi nel “Centro per la pace” di Eindhoven da Murat Memis, assessore comunale e presidente dell’associazione curda della città. Il ragazzo, dopo l’estremo gesto, si è tolto la vita. Ecco il testo.
«Caro papà, cari miei compagni, caro fratello Azad e cara la mia bella sorella Helin, quando voi decideste di lottare contro l’Isis per difendere il vostro stesso paese, io volevo venire con voi. Per essere vicino a voi, spalla a spalla, nella lotta contro gli assassini. Caro papà, non dimenticherò mai le tue parole, tu mi dicesti “figlio mio, lo so che vorresti venire con noi a combattere, ma ci vuole pure qualcuno che resti a casa. Rimani qui e difendi tua madre e la tua sorellina”.
Ti promisi allora, papà, che avrei fatto veramente di tutto per difendere la mia famiglia.
Caro papà, quando abbiamo sentito il rumore dei bombardamenti e le grida della gente, ho subito capito che gli assassini erano vicino alla nostra casa.
Caro, mio caro, amato papà, in quel momento mi sono sentito impotente; allora la mia sorellina mi ha sussurrato all’orecchio: “ma… fratello, loro sparano ai bambini con piccoli proiettili, vero?”.
Non sapevo più cosa rispondere. La mamma mi guardava, io la guardavo… eravamo tutti e due stretti in un silenzio di morte.
Caro papà, poi ho capito che gli assassini erano arrivati nella nostra strada, la sorellina dormiva ancora. La mamma mi è venuta vicino vicino, mi ha guardato negli occhi, profondamente, mi ha dato un bacio e mi ha detto piano: “Figlio mio, mio eroe, mio bambino…”. Poi guardandomi di nuovo negli occhi queste parole le sono uscite d’impeto dalla bocca: “Figlio mio, ti prego, non lasciarci nelle mani di questi assassini. Tu sai cosa faranno di me e di tua sorella… Non dare a loro questa possibilità, uccidici tu.
Papà, scusami, scusami tanto. Non sono riuscito a mantenere la promessa. Non ho potuto difendere la mia famiglia. Scusami, papà. Mio amato papà, cari compagni, mio fratello Azad e cara bella sorella Helin, non abbiate paura, perché moriamo con onore».