Mentre i politici italiani danno l’ennesima dimostrazione di quanto sia insensato e ingiusto il pacifismo a priori, un cardinale iracheno riporta tutti alla realtà. Dopo lo scoop di ieri del Corriere della Sera, che ha anticipato l’intenzione del governo di inviare quattro Tornado a bombardare lo Stato islamico in Iraq, si è sollevato un enorme polverone. Da tutte le parti politiche si sono alzate proteste contro l’Italia «guerrafondaia» e la sua «politica aggressiva».
Intervistato da Tv2000 all’ingresso del Sinodo, il patriarca iracheno cattolico dei caldei Louis Raphael I Sako ha ribadito con forza che intervenire non solo è giusto, perché lo Stato islamico ha cacciato dalle proprie case oltre 200 mila cristiani, ma che bisogna farlo con l’esercito perché «i bombardamenti non bastano»:
I bombardamenti non servono a niente. Questi jihadisti sono piccoli gruppi, ben formati e possono muoversi facilmente. Ci vuole l’invio di truppe di terra, anche straniere, magari disposto dalle Nazioni Unite, per distruggerli. Altrimenti non c’è soluzione, perché il governo iracheno da solo è incapace e debole. La soluzione militare è inevitabile: per sconfiggere l’Isis c’è bisogno di un’azione immediata e precisa. L’Isis è un rischio globale.
Poi ha aggiunto:
Come persona io ho il diritto di essere protetto. È un diritto naturale, la legittima difesa. Quanti morti ci sono stati? Quanti rifugiati? Non è una guerra, lo scopo è nobile: salvare la popolazione dall’odio cieco di questi jihadisti.
Interrogato sulla Siria e sulla volontà dell’Occidente di cacciare Bashar al-Assad, ha concluso così:
Guardi cosa è accaduto da noi: perché cambiare un regime con uno peggiore?
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